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Ciao a tutti. Condivido con voi la narrazione delle sessioni che abbiamo giocato un pò rimaneggiata e romanzata per meglio adattarla a questo formato fatto di storielle. Manca ancora molto per coprire tutto il primo arco narrativo, ma inizio a condividere le nostre tre prime sessioni. Alcuni punti sono ancora da chiarire, soprattutto sul formato, ma spero che la lettura possa essere godibile ed entusiasmante quanto ha entusiasmato noi viverla in prima persona.
Attraverso la tempesta
Solo il rombo dei motori a propulsione cullava l’ingombrante silenzio che sovrastava nella stanza d’attesa, riccamente decorata di statue gotiche e di affreschi di santi sulle pareti, dove si trovavano tutti gli ospiti della Falco Millenario. Persone sconosciute tra loro e racchiuse in questo luogo si scrutavano mentre nelle loro menti violentemente si scontravano infiniti pensieri e preoccupazioni . Nessuno sapeva esattamente cosa sarebbe successo al proprio destino e di sicuro le presenze scomode di sconosciuti altrettanto preoccupati e diffidenti non aiutava a migliorare la situazione. La situazione era evidentemente tesa generando un atmosfera quasi soffocante. Gli sguardi dei presenti continuavano a incrociarsi nel vano tentativo di carpire anche la sola minima informazione, difatti l’unica persona che accennava a dialogare con qualcuno, il generoso e vecchio mercante Alleran non aveva intenzione di rivelare ancora nulla, temporeggiando con abili giri di parole ed evadendo così le loro pressanti richieste quando queste si presentavano. Era la prima volta che Squalo di Terra dopo aver passato intere giornate chiuso in camera a sfogare il proprio dolore, usciva per cercare un altro modo per passare il proprio tempo. Il tempo del dolore doveva finire. Sarebbe iniziato quello della vendetta e doveva raccogliere tutte le informazioni possibili per capire chi fossero quei pirati spaziali e dove fossero destinati i loro prigionieri. Quando entrò nella stanza dove era presente il bar della nave e tutti gli altri ospiti, con un rapido sguardo cercò di capire con chi avrebbe dovuto affrontare il viaggio. Mentre gli occhi scorrevano rapidi su ognuno di loro ragionava il più analiticamente possibile ...
“Che gente del gak dovrebbe essere questa ? Quel tizio con la maschera antigas deve essere un tizio pericoloso se è costantemente sorvegliato da quei due. Non mi sembra un semplice criminale … i simboli che porta appresso e l’aura enigmatica che lo avvolgono fanno di lui un soggetto ancora più misterioso … e insidioso. Non sarà di certo il mio prossimo compagno di bevute. Quel tizio che porta degli impianti solari agli occhi in un luogo chiuso deve essere un pazzo … però aspetta, quella pelle così malsana mi fa pensare che magari sia semplicemente ammalato. Uhm … qualcosa non mi convince di quel tipo. Quel tizio meccanico dovrebbe essere un tecnoprete se non sbaglio. Solo a guardarlo mi viene noia con tutte le cazzate sul loro Dio robotico.”
Mentre il gigante scambiava sguardi inquisitori con i silenti astanti una voce carismatica e squillante seguita da una pacca sulla spalla travolse Squalo. “ecco il gigante che stavo cercando per tutta la nave. Io sono Atreus Folgoris alto ufficiale della marina imperiale, vincitore nella Grande battaglia di Claymore dove da solo ho respinto grazie alle mie eroiche gesta e alla mia sublime e acuta prodezza militare decine di migliaia di rocambolesche navi dei pelle verde …. “
Squalo passato il momento di sorpresa e ascoltando passivamente per i primi minuti la storia e le azioni di questo bizzarro personaggio lo interruppe bruscamente “che vuoi da me?”.
Stupito dalla impertinente e maleducata interruzione l’ufficiale si ricompose subito e esclamò con un sorriso diplomatico “cercavo solo un compagno di bevute. Come puoi notare i qui presenti astanti non sono proprio il massimo della compagnia. Ma tu sei un guerriero proprio come me, raccontami un po' delle tue battaglie. Parlando di battaglie mi è venuta in mente quella in cui da solo ho praticamente annientato … “
Ignorandolo palesemente Squalo si rivolse al barista chiedendogli la sostanza più alcolica che possedesse. Una tradizione dei criminali e dei nullatenenti che infestavano il sottosuolo di Eridanus che aveva fatto propria era quello di affogare i propri dispiaceri nell’alcool. Nella cultura di Chulak non esistevano aspetti così autodistruttivi. Ma lui non era più su Chulak e questo lo fece scontrare con sensazioni di nichilismo che pervadono mondi dove l’umanità era perduta come quelli formicaio tipo Eridanus.
Quella notte tutti i passeggeri sperimentarono forti emicranie, incubi inquietanti e voci assordanti. Squalo giaceva contorcendosi dal dolore nel suo letto. L’unica causa a cui poteva additare i suoi dolori era l’alcool che aveva assunto al bar insieme a quella masnada di strani individui. “GAK, su Eridanus bevevo fiumi dei peggiori distillati del promezio presenti sul pianeta e ora mi ritrovo così per due gocce di liquori di alta qualità? Qualcuno deve spiegarmi come sia possibile questa diavoleria del cazzo”. Si spostò per scendere dal letto ma il suo corpo non rispondeva più alla sua volontà,come il giorno della prova finale contro Mani di Morte. La stanza iniziò a vorticare intorno a lui in un crescendo di allucinazioni e malessere. Preso dalla disperazione e quasi in procinto di assicurare la propria anima al Dio-Imperatore,il dolore cessò e la stanza e i suoi oggetti smisero di girare. La camera venne travolta da un profumo afrodisiaco che estasiava il gigante venuto da lontano. Squalo, in un momento di estasi, si sentiva tutt’uno con il piacere dei sensi e dell’anima. Con le sue mani riusciva a toccare e cogliere petali di bellissimi fiori che piovevano dal cielo sconfinato che si estendeva sulla camera, oramai senza soffitto. Una dolcissima melodia, smuoveva in lui desideri mai messi in luce dalla sua coscienza ma che ora era deciso di impugnare e soddisfare. Da uno dei raggi di sole che illuminava la stanza, come una creatura angelica scese una figura familiare a Squalo. Molto familiare. Con una rapida, aggraziata e sovrannaturale movenza si posò sull’estasiato corpo dell’esausto guerriero. “Jessica...io volevo salvarti...ma ho fallito. Questo senso di colpa mi perseguiterà per sempre…” riuscì solamente a sussurrare come trattenuto dalla forza del piacere. Ma nel rivelare i suoi più reconditi dispiaceri riusciva solamente a provare un’intensa gioia paragonabile a un orgasmo. La voce di quell’essere perfetto e armonioso con le sembianze di Jessica giunse con queste parole alle orecchie del chulakiano”Squalo non devi dispiacerti, sono venuta qui per portarti via con me. Seguimi e non dovrai pensare più a niente se non al nostro amore”. Con le sue mani avvezze da sempre alla morte tastò ogni lembo di pelle della creatura, accrescendo le sensazioni di delizia che sconvolgevano i suoi centri nervosi. La creatura visibilmente eccitata lo spronava a continuare in quel momento di gaudio “ oh si… seguimi e avrai questo e molto altro per tutta l’eternità! Vakrom…”, ma quando Squalo sentì quel nome le sue mani si fermarono. L’atmosfera paradisiaca calò di colpo e in un momento di lucidità chiese a quell’essere “come fai a sapere il mio nome? Non l’ho mai detto a Jessica”. Le mani di Squalo si posavano su più di due seni e molti altri erano presenti su quel corpo pallido. I fiori presenti nella stanza appassirono e si incendiarono. La melodia divenne un fischio assordante e l’essere si rivelò per ciò che era sempre stato. Una creatura del Warp, pallida come un cadavere, munita di due chele al posto delle mani e dalla cui schiena si estendevano centinaia di tentacoli. Squalo la spinse lontano da sé e questa con un urlo disumano sparì via. Squalo si risvegliò sudato nel letto e guardando stupito il pavimento vide i resti di fiori carbonizzati sul pavimento senza ricordarsi di come fossero giunti nella sua stanza.
I membri dell’equipaggio della nave correvano come dei forsennati, urlando in ogni camera ai passeggeri di svegliarsi. La situazione poteva precipitare da un istante all’altro infatti i marinai urlavano che gli scudi che proteggevano la nave in viaggio attraverso il Warp erano danneggiati. Un marinaio agitato, quasi impazzito, urlò a Squalo e ai suoi vicini di stanza di seguirlo nella zona motori della nave per provare a rimediare alla situazione. Il tecnoprete, i due personaggi misteriosi compresi i carcerieri e Squalo seguirono il marinaio dall’altra parte della nave. La situazione era piuttosto preoccupante poiché i sistemi di difesa Gellar adibiti a tenere fuori dalla nave la minaccia del Warp mostravano seri segni di danneggiamento causati dalla negligenza nella manutenzione da parte dell’equipaggio. Durante la fase di restaurazione si rivelò che il tizio scortato dai suoi carcerieri era un abile meccanico e gran conoscitore dei sistemi difensivi degli scudi Gellar, infatti insieme al tecnoprete procedette rapido nella sistemazione del meccanismo. Più passava il tempo e più i passeggeri della nave mostravano chiari segni di follia. Squalo a stento manteneva la lucidità ma il marinaio vicino a lui era ormai perduto nella follia. Si era immobilizzato con lo sguardo fisso nel vuoto, mentre l’arcata di denti inferiore continuava a sbattere contro quella superiore e il corpo era costantemente scosso da tremori e tic nervosi. Il sudore aveva formato una piccola pozzanghera sotto di lui e fiumi di sangue iniziarono a uscire da ogni cavità del corpo, ma anziché depositarsi sul terreno andarono a sedimentarsi lungo le pareti della sala motore disegnando simboli maledetti e oscuri. Parole di paura miste a quella che sembrava un’arcana preghiera ostacolate dal digrignare dei denti fuoriscivano dalla sua bocca e i presenti iniziarono ad allontanarsi mentre la sua condizione peggiorava. In poco tempo con un esplosione di carne e sangue il povero marinaio non era più a fianco a loro. Al suo posto si ergeva una creatura mostruosa e deforme fatta di muscolatura senza pelle e tentacoli.
L’inferno sceso in terra
I muri della sala motori costellati di incisioni e altorilievi dedicati all’Omnissiah avevano cominciato a piangere sangue. Il pavimento in acciaio sembrava ribollire e deformarsi dal calore che si era venuto a formare. L’aria era diventata tutto d’un tratto irrespirabile, ma soprattutto una nebbiolina sovrannaturale rendeva distorta la visione di ciò che toccava. Il tessuto ontologico del reale sembrava collassare da un momento all’altro trascinando chissà dove la nave e i suoi passeggeri. Nessuno sapeva bene quello che stava realmente accadendo ma tutti sapevano chiaramente che lo scudo Gellar avrebbe dovuto essere risistemato, per non subire lo stesso destino del marinaio o chissà quale altra straziante sorte. La mostruosità che stava di fronte a loro impiegò qualche secondo prima di dare segni di vita. Ma quando lo fece, i suoi movimenti rivelarono le sue intenzioni, ossia fermare la riparazione dello scudo Gellar. Senza perdere un secondo Squalo sradicò una leva che si trovava di fianco a lui e si frappose fra l’essere venuto dal nulla e i due meccanici. La creatura vedendosi sbarrata la strada pensò di sbarazzarsi facilmente del suo ostacolo e così con un colpo di tentacolo cercò di schiantarlo via. Ma la sua carne corrotta e marcescente incontrò l’arma improvvisata di Squalo a metà tragitto e il chulakiano rispose all’offesa con un pugno su ciò che sembrava la testa di quell’essere. Questi si fermò nella sua avanzata osservando il suo nemico attraverso i suoi cento occhi e con un grugnito infernale lo afferrò con tutte le sue estremità in una presa stritolante. Approfittando della distrazione dell’orripilante creatura il misterioso essere malaticcio che aveva accompagnato i due meccanici, sgusciò dietro di lei e con un rapido movimento estrasse dalle profondità del suo cappotto un coltello che andò prontamente a penetrare le carni di quell’essere maledetto. Un fiotto di liquame lo investì e una delle tante estremità lo raggiunse scaraventandolo contro una colonna. Squalo trovandosi sollevato da terra, ancora stritolato dai tentacoli, e quasi nelle fauci della creatura approfittò dell’inattenzione di questa per ferirla con una testata in un punto che riteneva vitale. La bestia sconvolta dal dolore lo lasciò cadere e i due carcerieri che erano gli unici sulla nave che avevano il permesso di portare le armi appresso sfruttarono l’occasione per riversare sulla tentacolare creatura il fuoco delle loro armi automatiche. Ferita a morte si accasciò a terra, riversandosi nel suo liquame. Squalo rialzandosi e scrollandosi di dosso schizzi vitali della bestia esordì dicendo con un ghigno “vi siete goduti lo spettacolo eh? Ma come potete vedere c’è spazio per una sola bestia su sta nave”. Il tizio incappucciato, pieno di simboli particolari si voltò verso il chulakiano e con un cenno di dissenso e molta aria di superiorità lo contraddisse “l’unico motivo per cui siete riusciti ad eliminare, solo fisicamente aggiungerei, la manifestazione materiale del warp non va ricercata nelle vostre inutili armi. Attivando lo scudo Gellar abbiamo, io e il qui presente tecnoprete, tagliato la fonte del potere che alimentava la creatura. Come volevasi dimostrare solo la conoscenza di ciò che si va ad affrontare permette la vittoria finale. Temo però che l’uso della violenza non finirà presto. Ipotizzo a buon ragione che altre persone siano state incapaci di non precipitare nella follia caotica generando quelle forme materiali di malvagità”. Squalo con aria beffarda rispose alla frecciatina di quell’essere protetto dalla maschera antigas “d’altronde avevo iniziato solamente a scaldarmi”.
La sala comando era una distesa di sangue e cadaveri. I membri dell’equipaggio e i passeggeri sparsi in pezzi per tutta la stanza o appesi sulle colonne e le statue sembravano riadornarla per un rituale infernale. Ma la sorte peggiore toccò a chi ora non poteva riposare al cospetto dell’Imperatore. A chi la propria anima venne divorata dagli dei del caos e il proprio corpo divenne ospite del caos in tutta la sua potenza, portando devastazione a tutto ciò che incontrava. Una dozzina di mostruosità puntava ora verso il gruppetto che aveva appena raggiunto il luogo della carneficina. Squalo e gli altri raccolsero le armi dei marinai caduti e provarono a respingere l’orda del male, ma solo il repentino aiuto di Alleran e delle sue due figlie poté svoltare l’esito della battaglia. Le creature cadevano sotto i colpi devastanti delle armi che sfoggiava il trio. Le due donne, nascoste sotto un mantello che tradiva la vista di una spessa corazza nera, volavano per la stanza come angeli della battaglia in tutto il loro splendore, cantando litanie di adorazione dell’imperatore e odio verso i mutanti e gli eretici. Alleran nonostante il peso dei suoi anni si fece valere in quello spettacolo di eroismo abbattendo i mutanti con un’arma che Squalo mai aveva visto prima. Un raggio di calore potentissimo perforava e scioglieva tutto ciò con cui entrava in contatto. Quando calò il silenzio sulla stanza, i sopravvissuti lordi di materiale organico si fissavano ansimando e con lo sguardo stralunato. Il chulakiano pensò di infrangere quella surreale quiete complimentandosi con le due donne a modo suo “non potete essere figlie di Alleran. Ditemi la verità anche voi venite da Chulak …” ma non fece in tempo a finire la frase che si sentì un forte rumore e tutto il gruppo cadde a terra. Alleran, prono, sussurrò solamente “la nave sta per schiantarsi sul pianeta ...”
Un posto come Chulak
Nel centro di comando della Falco Millenario l’allarme era a livello EMPEROR 1, ossia la gravità massima di pericolo. Ogni marinaio era impegnato ad un timone o ad un sistema arma mentre gli ufficiali cercavano di coordinare il più possibile il personale della nave nel tentativo di recuperare abbastanza potenza dei motori per un atterraggio di emergenza. Come se non bastasse il pianeta Xv-105 era noto per le sue centinaia di migliaia di asteroidi che orbitavano intorno e che ora sferzavano la nave ancora in caduta libera dopo il guasto ai motori causato dall’incidente agli scudi Gellar. “sistemi di arma pronti, signore” gridò per farsi sentire tra il trambusto della sala comando l’ufficiale dell’artiglieria navale. “bene, fuoco a volontà sugli asteroidi. Non voglio che questa nave diventi uno scolapasta.”rispose con innaturale calma il comandante della nave Jean le Solitaire. Questo veterano della Marina imperiale che poteva vantare il suo notevole contributo nella guerra contro i caotici durante la dodicesima crociata nera aveva imparato a gestire i momenti di stress a modo suo. Ma non senza l’ausilio di qualche sostanza inebriante come un buon liquore. Ora comandava una piccola voidship di una compagnia privata, ma alcuni pericoli dello spazio non sarebbero mai cambiati. E proprio per questo continuava a navigare, perché dopo tutto era un uomo d’azione. A pochi km di distanza dalla superficie planetaria, dagli altoparlanti della nave la voce di Jean squillò singhiozzando metallica “ragazzi tenetevi forte... *sigh* … Potrebbe essere il vostro ultimo atterraggio”. La nave assunta una posizione parallela rispetto al pianeta iniziò a strusciare il proprio fondo sul terreno abbattendo distese di alberi e piccole montagne. Quando finalmente si fermò, lasciò dietro di sé un solco lungo chilometri, come un aratro nel campo di un contadino la nave aveva lasciato dietro di sé una profonda ferita nella rigogliosa vegetazione. Dopo pochi minuti i primi contusi iniziarono a sciamare fuori dalla nave, urlando il nome del mercante Alleran, proprio come se lo stessero cercando per accertarsi che non fosse morto nell’impatto. Nel frattempo Squalo aiutava i superstiti spostando le macerie che li avevano sepolti e portandone fuori quanti più poteva. Quando Alleran uscì sostenuto dalle sue figlie e scortato da Squalo e il resto del gruppetto i sopravvissuti gli corsero intorno, urlando e festeggiando. Nei festeggiamenti qualche civile o marinaio si lasciava sfuggire qualche appellativo che spiazzava Squalo e i suoi nuovi amichetti. “signore”, “signor inquisitore”, “mio lord” conditi da tutti quei saluti di ringraziamento all’Imperatore che parevano molto strani agli occhi di chi era stato molti anni soldato e per molte volte ha rischiato la vita. Lentamente Squalo si girò verso le persone di cui più si fidava, ossia il tecnoprete e il misterioso malaticcio, e disse senza voler destare sospetti “sti qua non sono semplici soldati del gak. Quel vecchio mercante deve avere più risorse di quanto ci ha rivelato”, allorchè l’essere infermiccio gli rispose “vedo sigilli di purezza. Sono luridi accoliti inquisitoriali. Quelle due mi paiono molto di più di schifosi soldati dell’inquisizione, stiamo attenti perché nessuno qui ha i trascorsi così nitidi da non incappare in una futura punizione e …” disse mostrando il collare bomba stretto al collo “ tutti noi sappiamo che le punizioni di sta gente non sono mai gradevoli”. Ponzio pelato, quel pericoloso individuo sempre munito di maschera anti-gas e sorvegliato dalle due guardie per uno scherzo del destino si trovò lui a decidere delle sorti dei suoi carcerieri. Uno oramai era perso, difatti una lamina di metallo lo aveva trafitto nel busto perforando i polmoni e danneggiando altri organi interni. Ma l’altro si trovava bloccato tra le macerie che implorava aiuto. Ponzio raccolse delicatamente una pistola che si trovava per terra, gustandosi ogni secondo di potere che aveva sul suo ex padrone. Altrettanto lentamente la puntò verso la testa che sporgeva dai detriti. Un boato risuonò nella stanza. Il cacciatore di taglie quando riaprì gli occhi vide il foro del proiettile a pochi cm dalla sua testa e Ponzio che spostava le lamine di metallo per liberarlo. Nel frattempo anche Atreus Folgoris raggiunse gli altri. A petto gonfio e testa alta proclamò alla folla, che fino a quel momento non lo aveva notato “la vittoria non si ottiene senza sacrifici. E come ogni vittoria abbiamo perso tutti molto, ma grazie alla mia abilità e al coraggio di intervenire ai comandi di riserva a poppa al momento giusto ho potuto evitare un disastro più grande…”. Non fece in tempo a finire il suo proclama che un coro disorganizzato si levò dal gruppo dei marinai “balordo mentitore, ti abbiamo visto alle scialuppe di salvataggio che provavi a fuggire!” suscitando le risate di tutti i sopravvissuti. Mentre tutti ridevano e Atreus tentava di ripristinare il proprio onore con scuse improbabili, Squalo guardava alle distese di alberi e al brulicare di vita che lì si annidava e il suo pensiero corse al pianeta da cui è sempre fuggito, “Un posto come Chulak”. La catena alimentare Alleran bisbigliò all’orecchio di un tizio che sembrava possedere il grado più alto nel gruppetto di soldati e questi riferì, urlando, all’intera folla di sopravvissuti ciò che sembrava aver appena ascoltato dal vecchio mercante “allora il quartier generale si trova a una cinquantina di chilometri da qui per cui entro fine giornata dovremmo arrivare a destinazione se avanziamo in rapido ordine di marcia, poiché non conosciamo bene la strada e potremmo incappare in ostacoli di varia natura. Sarebbe preferibile essere a cuccia prima di sera perché di notte la foresta si anima di predatori di vario tipo e non voglio passarla nello stomaco di un orso gigante. Dalla base mi riferiscono che è in corso una rivolta della popolazione locale contro le strutture imperiali tra cui il quartier generale dove abbiamo il rendez-vous, per cui non possono venirci a prendere né mandare rinforzi. Ci hanno riferito inoltre che supportano le rivolte utilizzando dei patetici animali locali, ma se seguite i miei ordini questo percorso infernale sarà solamente un rilassante ed esotico safari nella giungla. I fanti scelti apriranno la strada e si disporranno ai lati, i marinai si schiereranno in mezzo formando il corpo centrale della fila… voi laggiù in fondo. Si dico a quel tizio grosso e barbuto e il suo gruppetto di amichette, bene voi chiuderete la fila. Ora in marcia e l’Imperatore protegge.”“arrogantello del gak” pensò Squalo “questo posto è la mia casa e non ci sto a prendere ordini da un culo liscio. L’unica sua fortuna è di essere in compagnia, perché altrimenti avrei pensato a lui nella foresta. E lei sa mantenere i segreti”.
Durante il tragitto il gruppetto di sbandati al fondo della fila ne approfittò per imparare a conoscersi meglio. Squalo con il suo atteggiamento estroverso e rumoroso, accompagnato da una bassa e forte voce, raccontava di alcune storie del suo passato ricevendo occhiate di consenso dagli ascoltatori. Ponzio Pilato parlò semplicemente delle sue ricerche sul Warp, ma quando specificò l’essenza di questa dimensione immateriale in cui si proiettano le ombre psichiche degli esseri desideranti come l’uomo, suscitò le risate di Squalo mentre il tecnoprete e il malaticcio lo fissavano torvi. “senti amico, non ti conosco ancora bene ma le magie di cui parli non hanno senso. Mi sei simpatico per cui ascolto le tue storielle, ma non pensare che io le prenda sul serio!” gli disse il chulakiano sghignazzando. Quell’essere silenzioso e malaticcio disse solamente il proprio nome “io sono Biaspon”, senza aggiungere nessun’altro dettaglio. Il tecnoprete con voce robotica dichiarò il proprio nome, Teknofolle, e limitandosi a guardare male Ponzio iniziò a parlare della saggezza e della potenza dell’Omnissiah e di tutte le volte che ha guidato la sua mano. I loro discorsi vennero interrotti da un ruggito seguito da tonfi di alberi abbattuti. Il rumore in poco tempo si avvicinava sempre di più. L’ufficiale alla guida urlò di correre e disperdersi, ma i suoi comandi causarono disordini e malumori poiché molti erano feriti e non sarebbero riusciti a scappare abbastanza velocemente. Visto il momento di panico e confusione Alleran prese l’iniziativa, ordinando con voce autorevole una formazione a conca in modo tale da intrappolare la bestia in un muro di fuoco. “miei uomini coraggiosi. Ciò che corre verso di noi è una delle tante prove che l’Imperatore ci pone per testare il nostro coraggio. Il rumore che causa rimbomba per tutta la foresta. La sua stazza abbatte gli alberi. Ma non disperate perché il suo cuore non batte per l’Imperatore. Uomini, restiamo uniti e faremo mangiare il sacro fuoco a quella creatura che osa sfidare la nostra volontà”, disse Alleran spronando la truppa. I soldati occuparono le loro posizioni e aspettarono in silenzio l’arrivo della bestia.
La bestia
Uno dopo l’altro gli alberi cadevano come birilli, mentre il suolo tremava sotto il suo passo che era diventato corsa. Alla fine il mostro abbatté gli ultimi alberi che lo ostacolavano dal gruppo di bersagli, mostrandosi in tutta la sua maestosità. In alcuni pianeti era chiamato Rinoceronte Magno per la sua stazza e il suo corno enorme, in altri semplicemente “l’abbattitore”. A differenza dei suoi simili in stato brado, questo era completamente corazzato con spesse lastre d’acciaio che gli proteggevano tutto il corpo, inoltre sul dorso ospitava una casamatta da cui gli occupanti facevano piovere sulle file imperiali un disordinato fuoco di soppressione. La risposta non si fece attendere e una disciplinata salva di colpi si schiantò contro la creatura facendola spaventare e quasi impennare, rischiando di far cadere i propri padroni. Ma appena essa si rese conto che i danni del nemico potevano al più infastidirla si gettò a capofitto contro alcuni marinai, travolgendoli nella corsa. Alleran vedendo i suoi uomini esitare comandò di concentrare il fuoco sulla casamatta in modo da farla tacere, perché le sue armi stavano ottenendo l’effetto desiderato, ossia costringere alla copertura difensiva i fanti imperiali. Unendo il fuoco delle armi pesanti e dei fucili laser standard finalmente le vite dentro la piccola fortificazione si spensero rendendo la bestia incontrollata, ma anche più feroce. Squalo e Biaspon con un occhiata d’intesa si lanciarono da dietro contro di essa, provando a salirgli in groppa alla ricerca di punti vulnerabili. La bestia sentendosi infastidita dai due esseri tentò in ogni modo di scrollarseli di dosso ma Biaspon con la sua agilità sovrumana era già montato sopra mentre Squalo aggrappandosi alle sue scaglie riuscì a resistere agli scossoni. Non appena furono saliti iniziarono a colpire una fessura tra due lastre che lasciava scoperta la giuntura tra torso e testa e i loro colpi si mostravano efficaci ma non ancora sufficienti per uccidere la creatura. Il dolore lancinante dei colpi ben assestati percorse il suo corpo e presa da una furia cieca si lanciò contro altri soldati, ma questi prevedendo i suoi movimenti si scansarono all’ultimo, facendo si che la bestia si schiantasse contro delle rocce. Preso da un momento di follia causata dall’invidia e dalla voglia di riscatto agli occhi dei suoi uomini Atreus Folgoris si lanciò verso la bestia con un grappolo di granate a frammentazione e con un rapido movimento le incastrò nella sua bocca. L’esplosione che subito dopo ne fuoriuscì lo travolse ferendogli il braccio e facendolo crollare inconscio a terra. L’esplosione nel palato debilitò notevolmente la creatura e Alleran vedendo che il piano folle e audace di colpirla dalla sommità si stava rivelando efficace, con un lancio preciso gettò la pistola verso Squalo. L’enorme creatura presa da scosse di dolore lo fece cadere, rendendolo incapace di intercettare l’arma lanciata da Alleran, ma Biaspon con un salto agile e leggero la prese al volo. Ciò che aveva lanciato il mercante non era una semplice pistola e appena Biaspon premette decisamente il grilletto verso la testa della creatura un raggio incandescente sciolse istantaneamente le piastre e penetrò la carne, lasciando una voragine di carne ustionata e puzza di bruciato. La bestia presa dal dolore lacerante si scrollò violentemente di dosso i due suoi carnefici per poi gettarsi a capofitto nella foresta, scomparendo alla vista dei festeggianti soldati. Purtroppo i marinai investiti erano morti nell’impatto e Alleran e Jean le Solitaire organizzarono una rapida sepoltura accompagnata da preghiere per elevare le loro anime all’Imperatore. Riorganizzata la truppa e aiutati i feriti, il gruppo si diresse al quartier generale e lo raggiunse all’imbrunire proprio quando negli ultimi tratti di foresta si iniziava a sentire il ruggito dei predatori notturni. Fuori dal QG c’erano distese di cadaveri di gente con una maschera di legno e di animali grossi come quello che avevano affrontato lo stesso giorno e le stesse mura e postazioni della base erano state abbattute. Il gruppo superò i cancelli ed entrò nell’edificio, che si rivelò una vera e propria struttura militare con una tecnologia però molto più avanzata rispetto i soliti centri della guardia imperiale. Squalo stava osservando incuriosito Alleran dare ordini a quelli che sembravano figure di spicco all’interno della base quando d’un tratto sentì una manata poderosa sulla spalla seguita da un’esclamazione che sembrava più un ruggito “Squalo, quanto tempo ? Anche tu lavori per l’Inquisizione?”.
Vecchie conoscenze e nuovi impieghi
Squalo, stupito, riusciva a stento a non dimenarsi come un folle e subito ricambiò la manata, susseguita da un abbraccio impulsivo.“Tricheco ti credevo morto su Alpharos… l’ultima volta che ti ho visto eri sdraiato in coma su una barella. Che gak ti hanno fatto per rimetterti in piedi?”. “ecco, Alleran si è preso cura di me. Mi hanno detto che una tecnologia xenos colpendomi deve aver fulminato la gran parte dei centri nervosi del mio corpo, causando una specie di … come la hanno chiamata i dottori … ah si “coscienza dormiente”. Ti garantisco Squalo che sarebbe stato più piacevole finire nelle fauci di un Glorco che rimanere immobili e instupiditi per mesi. Alleran deve avermi ritenuto una risorsa importante se ha speso così tanto tempo e tecnologia per rimettermi in sesto… lo stesso deve valer per te, se oggi ti ritrovi qui”. Squalo seguiva il discorso attentamente e passò repentinamente da uno stato di euforia ad uno stato di scetticismo e dubbio causata dall’enigmatica figura del vecchio commerciante. Con tono inquisitorio e avvicinandosi al gigante di fronte a lui gli chiese, quasi bisbigliando “quindi chi è veramente Alleran?”. Tricheco guardò stupito il suo compaesano e con sguardo accigliato gli rispose “ma come Alleran non vi ha detto quale sarebbe il suo compito nell’Impero dell’uomo? Lui è nientepopodimeno che …”, non fece in tempo a finire la frase che il diretto interessato si frappose nel dialogo, “l’universo è così grande, ma anche piccolo al punto che addirittura due persone perse dentro di esso possano ritrovarsi, dopo così tanto tempo. Squalo, ora però seguimi che devo farti una proposta. Se accetterai avrai tutto il tempo che vorrai per continuare il tuo dialogo con Tricheco di Cielo.” I due percorsero rapidi i corridoi che li separavano dall’ufficio di Alleran. Nella stanza erano già presenti le nuove conoscenze che si era fatto Squalo durante il viaggio. Biaspon era appoggiato al muro con le braccia conserte e la testa abbassata e incassata tra le spalle, Ponzio stava guardando dalla finestra farneticando e muovendo compulsivamente le mani al ritmo delle sue cantilene mentre Teknofolle era seduto accucciato con le mani di fronte al suo viso bionico in segno quasi di preghiera. L’atmosfera era tesa e quasi resa irrespirabile dal flusso di pensieri che sembrava percorrerla. Tutti e tre sembravano dover prendere scelte radicali per le loro vite. Adesso sarebbe toccato a Squalo decidere il proprio destino. “ho osservato te e i tuoi compagni in azione sia sulla nave e sia sul pianeta, inoltre il vostro passato parla per voi. Le vostre anime, nonostante le vostre torpide attività, sono pure e la vostra volontà ferrea, altrimenti sareste impazziti sotto l’influsso del Warp. La tua costituzione e abilità in guerra, proprio come le abilità letali d’assassino di Biaspon e le conoscenze legali ed esoteriche di Teknofolle e Ponzio possono servire in modo migliore l’Impero di quanto possiate mai fare da soli. Ascolta Squalo di terra, io sono Alleran Valiskis, lord Inquisitore dell’ordo xenos, che ha giurato con la propria vita di difendere l’umanità dalla minaccia aliena, promettendo di estirparla ovunque essa si annida. Accetti tu dunque di unirti a me e alla mia unità, per perseguire questo nobile scopo?” Il chulakiano scoppiò a ridere quando afferrò nella sua interezza la situazione, per poi rendersi conto del suo atteggiamento inopportuno e sgradito. Solo allora si ricompose e rispose all’Inquisitore “la mia vita ha perso ogni senso dopo che quei bastardi mi hanno portato via Jessika e con lei ogni promessa di un futuro migliore. Io da solo non so gestirmi in questo universo del gak per cui posso anche accettare. A patto che tu mi prometta che la faremo pagare a quei maledetti corsari. In nome del tuo Impero e della mia Jessika”. Alleran colse la tristezza dalle parole e dagli occhi del guerriero e gli promise che a tempo debito avrebbe potuto regolare i conti con i suoi odiati nemici. Uno ad uno anche gli altri dopo un tempo che sembrava un’eternità accettarono il loro nuovo compito. Alleran entusiasta dei nuovi acquisiti, non vedeva già l’ora di provarli in azione e cercando di mascherare la propria eccitazione disse in modo distaccato “Sono lieto del fatto che abbiate accettato il vostro nuovo posto nell’Impero. Purtroppo non potrete avere l’addestramento base fatto di nozioni di Scolastica avanzata e altri concetti utili a fortificare la vostra mente poiché su questo pianeta abbiamo un’urgente emergenza a cui far fronte. Ma immagino che voi siate uomini d’azione per cui non ne sentirete la mancanza. Al piano di sotto il comandante colonnello Cyrus sta spiegando i dettagli della prossima missione per cui passate di lì e poi andate a rifornirvi nell’armeria di tutto ciò che potrebbe servirvi. Si parte fra due ore”.
Il primo giorno “per i nuovi arrivati, io sono il colonnello Cyrus e avrò l’onore di dirigere le operazioni militari su questo pianeta per ordine dell’Inquisitore Alleran. Partendo da qui, il mondo come avranno potuto notare gli sguardi più fini, è stato un famoso mondo forgia che molti secoli fa è stato devastato da una “Waaagh” di pelleverde. Deve essersi rivelata una delle tante scorrerie che compiono quei funghi malnati lungo le frange esterne del nostro amato Impero perché non hanno lasciato nessuna traccia del loro passaggio, salvo chiaramente distruzione. Dopo anni di isolamento, la natura è tornata a essere la padrona in questo mondo ripopolando di animali, che si pensavano estinti, e riportando ampie zone del pianeta ad una florida ma pericolosa vegetazione. La parte interessante inizia ora, alcuni tentativi di ripopolare il pianeta attraverso l’invio di unità di colonizzazione, tra cui molti veterani della guardia imperiale, si sono dimostrati inefficaci. Anzi dopo poco tempo i contatti cessavano in modo misterioso. L’Inquisitore Alleran ritiene che su questo pianeta sia presente un artefatto che non possiamo permettere cada in mani nemiche e i suoi lunghi studi lo hanno condotto qui. Ma da quando abbiamo fondato le prime basi in zone strategiche per meglio controllare i punti chiave, ondate di ciò che sembrano essere uomini, si sono schiantate contro le nostre difese. Purtroppo i punti più deboli o costruiti per ultimi sono stati soppressi e non abbiamo più notizie da settimane da parte dei difensori. Che l’Imperatore li abbia in gloria. Chi siano questi selvaggi ancora non lo sappiamo e sarà uno dei tanti quesiti a cui le vostre indagini dovranno dare risposta. Per ora ipotizziamo siano in qualche modo discendenti dei primi coloni, ma ancora non sappiamo il perché dei loro attacchi. La dottrina di combattimento di questa presenza selvaggia privilegia assalti frontali, contando sulla netta superiorità numerica e sull’appoggio di una vasta gamma di animali che sembra abbiano addomesticato e che usano come arieti di sfondamento. Sono rozzi ma non sottovalutateli. Conoscono sto pianeta meglio di chiunque altro e molti dei nostri sono caduti in imboscate”. Cyrus prese fiato e bevve un bicchier d’acqua per inumidirsi la bocca secca. Tra la folla composta da una trentina di uomini si levò una mano e la voce di uno dei soldati di Alleran risuonò nella stanza “cosa dobbiamo fare adesso, colonnello Cyrus?”. L’alto ufficiale riprese a parlare “beh è semplice. Alleran e il suo team di topi da biblioteca hanno scoperto che lungo il pianeta sono presenti dentro delle basi fortificate, mappe di esso e delle sue strutture di secoli fa quando era ancora amministrato dall’Adeptus Mechanicus. Mi pare le abbia chiamate Cartographer. Ogni squadra avrà il proprio obbiettivo e fate attenzione. Le difese potrebbero riconoscervi come intrusi e attaccarvi. Ma prima di andare diamo il benvenuto ai novellini che si sono aggiunti alla nostra unità”. Tutti i presenti iniziarono ad applaudire e fischiare verso le quattro figure che si ergevano timide verso il fondo della stanza. Squalo accolse con cenni di assenso le feste, applaudendo e fischiando lui stesso, mentre Biaspon si limitò a tirare su per coprire il viso, il bavero del cappotto. Teknofolle rimase invece impassibile e in tutto quel baccano Ponzio fissò intimorito la folla e preso dalla agitazione si allontanò dal gruppo mormorando fra sé e sé. La ufficialmente neo-formata squadra si diresse con un veicolo corazzato del tipo Rhino insieme ad un altro corazzato dello stesso modello appartenente ad un altro team, nel fitto della foresta verso il proprio obbiettivo. All’interno c’era anche Alleran e le sorelle della battaglia Marta e Milena, che avevano finto sulla nave di essere le figlie dell’Inquisitore per non rivelare le proprie identità. Alla variegata squadra era stato agganciato anche Atreus Folgoris, seppur ancora malconcio dopo l’incidente con l’esplosivo che lui stesso aveva piazzato. Squalo tra un balzello e l’altro causato dalle asperità del terreno, non riusciva a smettere di fissare l’altezzoso ufficiale di marina senza sghignazzare. Questi sentitosi provocato gli rispose con tono arrogante “mai visto un eroe di guerra ferito?”, ma il chulakiano cercando di mantenere una parvenza di serietà ribatté “i veri eroi sono quelli che rimangono sul campo di battaglia. E poi quell’esplosione ti ha solamente sporcato un po' quei bellissimi vestiti, tutti adornati. Ehi, Inquisitore Alleran questo soggetto non fa parte dell’Inquisizione” virgolettando con le mani l’ultima parola “perché dovrebbe venire con noi ?”. Alleran lasciando cadere la frecciatina verso il già sbeffeggiato Atreus, rispose semplicemente che le sue forze erano troppo esigue e che per il momento avrebbe impiegato qualsiasi uomo presente nella base. Mentre chiacchieravano in attesa dello sbarco un boato sconvolse i timpani del gruppetto. Il pilota gridò che non avrebbe potuto portarli più avanti di così poiché si trovavano sopra un campo minato non tracciato dalle mappe in loro possesso. Costretti a scendere per proseguire a piedi videro di fronte a loro il Rhino che apriva la strada con un cingolo srotolato a causa dell’esplosione e la seconda squadra già pronta per l’avanzata. Dopo una decina di minuti di avanzata facendosi strada con dei speciali rilevatori di metallo per evitare le mine, giunsero nei pressi dell’edificio che ospitava il Cartographer II, ossia la mappa principale del pianeta. I due soldati che aprivano la strada non appena scorsero da lontano la costruzione invasa da piante rampicanti, si voltarono verso il resto del gruppo che si muoveva cautamente tra la vegetazione e urlarono “edificio in vista, a 3 min… “ ma non fecero in tempo a finire la frase. Una scarica automatica di colpi li raggiunse istantaneamente e in un attimo si ritrovarono a terra, inzuppando il terreno con il loro sangue.
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