Gli uomini del Duca

le famose ritirate imperiali e aiuti inaspettati

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    Servo leale di Kilgore, unico vero Colonnello

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    La clava del troll calò con un tonfo agghiacciante. Del mago guerriero non era rimasto che un fagotto sanguinolente seminascosto dalla clava enorme e un minuscola fiammella di fuoco magico che bruciacchiava ostinatamente la spalla della bestia rivoltate.
    I Pelleverde avevano assaltato l’avanguardia dell’esercito imperiale non appena imboccato il passo della Rupe in direzione di Karak Kadrin.
    Il sergente dei picchieri di Norden gonfiò il petto e sbraitò ai suoi valorosi uomini che lo circondavano: “Su per il versante! Ripiegare!”.
    Corsero verso l’alto, serpeggiando tra i massi e schivando le frecce nere che piovevano di tanto in tanto su di loro. Evidentemente gli orchi dovevano aver capito che tentavano di svignarsela. Con muggiti e urla bestiali si lanciarono all’inseguimento.
    Il sergente sbuffava e sudava sotto l’elmo e i suoi baffi erano bagnati di sudore. Lo stendardiere, giovane e alla prima sua chiamata nell’esercito, saltava come un daino davanti a lui dando prova di aver imparato ad eseguire le coraggiose ritirate perfettamente. Arrivarono ad uno stretto sentiero e i cacciatori e qualche archibugiere che era con loro si voltarono per tempestare il nemico di proiettili, oltre che per riprendere fiato. Una volta giunto sul posto il sergente detto un’occhiata indietro e sbiancò.
    Sembrava che tutti gli orchi dei Confini del Mondo si fossero dati appuntamento lì e avessero deciso che quegli uomini fossero parte della festa. Probabilmente parte delle vivande.
    “S-signore.. cosa facciamo!?” chiese esitante il giovane alfiere.
    Il sergente pensava velocemente, mentre guardava atterrito la massa scura avvicinarsi sempre di più. Parecchi picchieri a metà salita erano stati presi per le gambe e trascinati verso valle da mani artigliate e verdi.
    “Voglio… voglio che tu ragazzo pianti quello stendardo qui, proprio vicino a me. Poi corri come il vento e torna dall’esercito principale. Avverti il generale… una moltitudine di Pelleverde li aspetta. Usa il sentiero che porta in alto.. Devi essere veloce”
    “Ma signore…”, l’Alfiere lo guardò sbigottito. “Avete già mandato i cacciatori a chiedere rinforzi... e un alfiere del Duca non può abbandonare il vessil…”
    “Questo è un ordine soldato!” ruggì. Poi rivolto ai suoi uomini disse: “Buttiamoli addosso qualche masso! Che Sigmar mi sia testimone se non ne spediamo quanti più possibile nel reame di Morr!”
    I soldati attorno a lui risposero con un grido unanime e si affaccendarono a far rotolare grossi massi verso valle.
    L’Alfiere a quel punto aveva piantato a fondo il vessillo del Norland tra le rocce e scatto verso il sentiero che portava in alto e che gli avrebbe permesso di ridiscendere dall’altro versante.
    Che Sigmar ti guidi. Pensò il sergente guardandolo scomparire. Aveva mandato i cacciatori a chiedere rinforzi, è vero, ma loro avevano preso la strada tra la boscaglia alle loro spalle. Proprio la stessa boscaglia da cui era spuntato quel troll.
    Se solo avessimo ancora il Piromane con noi, si disperò l’ufficiale mentre guardava i suoi uomini far rotolare pietroni giù per il versante scosceso, schiacciando parecchi orchi e goblin.
    Poi tutto ad un tratto una figura di fuoco apparve da dietro a loro e li spintonò di lato.
    “E’ mio!” urlò lanciandosi in avanti verso il basso.
    Solo allora il sergente si accorse che quella cosa non era fatta di fuoco. Era un nano completamente nudo con i capelli e barba arancioni che stringeva in mano un ascia bipenne enorme. Si stava lanciando addosso al troll che ormai era giunto a poche decine di metri da loro.
    La lotta iniziò furibonda. Il nano saettava da una parte all’altra colpendo le braccia e le gambe del troll, cantando a squarciagola nella sua lingua incomprensibile. Il troll, troppo lento per prenderlo, mulinava la clava a destra e sinistra tentando di intercettarlo. Nel far ciò colpiva gli orchi che tentavano di superarlo per raggiungere gli uomini sopra di loro o quelli che tentavano di infilzare il nano assatanato con le loro lunghe lance.
    Il sergente aveva sentito parlare di loro. Sventratori. Nani impazziti dal dolore che cercavano la morte in battaglia.
    “Ralf!” tuonò. Subito un archibugiere con una piuma blu gli si fece vicino.
    “Hai visto che roba, Mannrich?” sibilò di rimando quello. “Se continua così li fa fuori tutti da solo…”
    “Smettila di dire fregnacce e ascoltami. Mandami il tuo tiratore scelto e fai esplorare il tunnel da cui è uscito il nano. Forse abbiamo trovato una buona via di fuga” aggiunse speranzoso osservando di sbieco l’entrata oscura dell’apertura proprio dietro di loro.
    Poco dopo parecchi picchieri accesero delle torce e si inoltrarono nel tunnel mentre un giovane archibugiere con pizzetto si avvicinò lesto al sergente.
    “Credi di riuscire a colpire la testa del troll? Direi che dobbiamo dar una mano a quel nano…”
    “Sì, signore!” rispose quello piegando un ginocchio a terra e iniziando a prendere la mira.
    “… credo che se la prenderà un po’ ma almeno lo riportiamo alla realtà dei fatti e magari ci farà da guida all’interno del tunnel”.
    Il tiratore rimase fermo in posizione per parecchi secondi. Poi fece fuoco.
    Il colpo prese il nano sulla spalla che si sbilanciò e cadde. Subito la mano artigliata del troll calò lesta e lo dilaniò.
    Tutti si voltarono a guardare il tiratore che, imbarazzato e pallido, ricaricava velocemente il suo archibugio fumante.
    L’orda di orchi alzo le armi al cielo urlando selvaggiamente e si lanciò su di loro.
    “Ralf! Questa me la paghi!” sussurrò il sergente atterrito. “Uomini! Vendete cara la pelle… Ripiegate nel tunnel! ORA!”
     
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    Loooool ha dato un bruttone al tizio sbagliato :D
     
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    Bravo, bravo! I racconti che mi piacciono, spietati e con errori che capitano veramente. Il tiratore ha fatto un doppio 1...
     
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    Fantastico! Jason è sempre un piacere tornare e leggere i tuoi racconti!
     
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3 replies since 7/5/2020, 10:47   103 views
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