Stirpe Maledetta - Rapimento

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    Popolano

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    L’Horstschlösse era immerso nel silenzio tanto che ogni suo respiro, ogni fruscio, ogni scricchiolio delle sue ossa gli sembrava abbastanza forte da poter svegliare nobili e servitori o allarmare le guardie.
    Più avanti il corridoio girava a destra, oltre l’angolo riuscì a vedere la porta e un uomo di guardia, lo riconobbe dai grandi baffoni neri e dai capelli ricci, era Klaus, stava appoggiato al muro con aria annoiata, la daga legata alla cintola.
    «Ci siamo Felix» sibilò Gunther «la stanza del piccolo bastardo è là.»
    Si voltò verso di lui, il viso grassoccio e rubicondo di Gunther era ancora più brutto alla scarsa luce delle torce da muro, sudava come se fosse davanti a un fuoco e i capelli rossicci gli si erano appiccicati alla pelle.
    «Parla piano, idiota.»
    Si accorse di sudare anche lui, nonostante fosse tutta’altro che caldo, si passò il dorso della mano sulla fronte e poi tastò la tasca della giacca di lana, il sacchetto era ancora là.
    «Vado io, tu non farti vedere finché non è il momento. Non fare casino, non fare le tue solite scemenze.»
    Gunther digrignò i denti marci davanti:«Fai il tuo lurido lavoro, non sei tu che comandi.»
    «Neanche tu, scemo.»
    Camminò verso l’angolo, si tenne radente alla parete, il cuore gli batteva tanto forte che ebbe paura che Klaus lo sentisse.
    Si fermò subito prima di svoltare, inspirò a fondo, poi proseguì.
    «Fermo là!» disse Klaus.
    Nonostante se l’aspettasse ebbe un sussulto, Klaus aveva estratto la daga:«Ah, sei tu, che ci fai qua? Tornatene nel buco dove dormi!»
    «Ehi, sc-scusa, st-stai c-calmo.» balbettò.
    Klaus ghignò e rinfoderò la daga:«Non pisciarti addosso, sguattero. Mi piombi addosso in piena notte, è già tanto che non ti ho aperto la pancia. Che ci fai qua? Qua ci dormono quelli della famiglia di Ferdinand.»
    «N-niente, m-mi hanno detto di p-portati q-questo.» disse mentre tirò fuori il sacchetto.
    Dannazione a me! Sto balbettando troppo! Sospetterà qualcosa!
    «E che roba è? Soldi non credo, birra neanche. Di chi è?»
    Inventati qualcosa, inventati qualcosa, perché non ci ho pensato prima?
    «È u-un r-regalo di Uwe.»
    Klaus afferrò il sacchetto, un ghigno divertito gli mosse le labbra:«Quella sgualdrinella? Se vuole un’altra ripassata poteva venire subito senza mandare te o questa roba.»
    Sciolse la cordicella e aprì il sacchetto, uno sbuffò di polvere rosa raggiunse il viso di Klaus:«Ma che cosa…?»
    Non finì la frase, si portò la mano alla gola e strabuzzò gli occhi, cadde a terra con un tonfo senza riuscire a dire nulla.
    Felix arretrò di un passo e fece segno con la mano a Gunther di raggiungerlo, il grassone arrivò sudaticcio e ansimante, guardò Klaus a terra immobile e gli sferrò un calcio alla testa:«Questo maledetto lo odio!»
    «Muoviti idiota, non c’è tempo! Se gli altri combinano un casino siamo nella merda! Entriamo e facciamo quel che dobbiamo fare!»
    Gunther gli diede una spinta:«Per fortuna che ero io a fare casino, eh?»
    «Taci idiota.»
    Aprì la porta con calma, la stanza era immersa nel buio, la luce della torcia sul corridoio investì il letto dove una piccola figura era distesa.
    Felix entrò mentre Gunther rimase fuori, la sagoma sotto le coperte di lana si mosse, una voce infantile disse:«Chi è? Mamma?»
    Era a pochi passi da lui, il piccolo Bastian forse neanche sapeva chi aveva di fronte, del resto non andava nelle stalle dei cavalli a vedere chi spalava lo sterco.
    Piccolo ricco bastardo.
    «Mamma?» chiese ancora Bastian.
    Fece un altro passo, poi scattò, il bambino aprì la bocca, un grido acuto che durò solo un momento prima che la mano di Felix lo fermasse.
    «Stai zitto piccolo o ti do in pasto ai cani.»
    «Dannazione agli Dei! Ha gridato! Filiamocela!» disse Gunther.
    Felix sperò che nessuno avesse fatto caso al brevissimo grido ma prese Bastian tenendo stretta la mano al volto e uscì dalla stanza, saltò il corpo di Klaus e corse lungo il corridoio.
    Sentì Gunther dietro di lui ansimare e sbuffare nel cercare di stargli dietro, raggiunsero le scale e scesero di fretta, poi la cucina, era deserta ma le serve dormivano nella stanza a fianco.
    Bastian prese ad agitarsi, lo scosse con forza, poi fece cenno a Gunther di seguirlo verso la porta di servizio, ce l’avevano quasi fatta.

    Eryon non si sentiva tranquillo, i suoi sensi elfici lo tenevano in allerta.
    Stanco di rigirarsi nel letto, si alzò in piedi, uscì dalla sua stanza e s’incamminò lungo il corridoio che portava alle scale, poi si fermò di colpo.
    Rumore di passi, veloci. Chi corre a quest’ora?
    Venivano dalle scale sul lato opposto, dall’ala della famiglia di Ferdinand Van Horstmann, fece un passo verso il primo gradino quando udì qualcos’altro, questa volta dall’ala dove stava la famiglia del Barone Wilhelm.
    Un tonfo. Corpo che cade a terra. Peso morto.
    Avanzò a grandi passi, in silenzio, il corridoio era illuminato dalle torce, sentì un vocio sommesso, vide due figure davanti a una stanza, era quella dove stava il figlio di Frank, il piccolo Stefan.
    A terra c’era una terza figura, supina, una guardia, era Helmut, lo riconobbe solo dalla lunga barba nera poiché il volto era ricoperto di vesciche rossastre.
    «Non si apre.» bisbiglio uno dei due.
    «La chiave, ce l’avrà la guardia addosso.»
    Si voltarono e lo videro, rimasero di stucco, immobili per un attimo, uno era basso e magro, col viso stretto e un naso aquilino, indossava una mantella marrone, l’altro era di altezza media e magrissimo, con un volto quasi cadaverico tanto era pallido e pelle ossa.
    Nanetto e Cadavere. Lavorano al pozzo e al magazzino.
    Eyron afferrò la torcia più vicina e avanzò addosso ai due che indietreggiarono di fronte al fuoco:«Allarme! Intrusi!» urlò.
    «Muori stramaledetto Elfo!» urlò Nanetto, che gli lanciò contro un sacchetto ma ancor prima che lo mollasse Eyron si era già spostato fuori traiettoria e colpì l’assalitore al volto con la torcia.
    Un urlo disperato di dolore riecheggiò nel corridoio, seguito dal rumore di passi e dal vociare di persone.
    La porta dopo quella della stanza di Stefan si aprì e ne uscì Frank Van Horstmann con gli occhi segnati dal sonno.
    «Entrate e chiudetevi dentro! Intrusi!» urlò Eryon.
    Cadavere estrasse un coltello da cucina e lo impugnò con la lama verso il basso, attaccò dall’alto dritto al volto.
    Eryon schivò di lato e allungò la torcia, il fuoco fece arretrare Cadavere mentre Nanetto si alzò, altre porte si aprirono e i rumori di passi lungo il corridoio si moltiplicarono.
    La voce di Mark alle sue spalle risuonò nei corridoi«Che succede?»
    «Intrusi!» urlò Eryon.
    Nanetto sbiancò quando sentì la voce di Mark, Cadavere lo avrebbe fatto se fosse stato possibile, si voltarono e fuggirono dalla parte opposta, Eryon sferrò un calcio a Nanetto che rovinò sul pavimento di pietra.
    «Chi abbiamo qui?» disse Mark, con solo i pantaloni addosso e una spada corta in mano.
    Nanetto si girò, dal naso spaccato il sangue colava copioso, guardò prima Mark e poi Eryon con sguardo sconsolato.
    «Dobbiamo prendere Cadavere, era con lui!»
    «Non sarà necessario.»
    La voce di Lothar venne da oltre l’angolo del corridoio, Cadavere sbucò per primo con l’occhio sinistro tanto gonfio e nero da sparire nel volto tumefatto, il Prete seguì subito dopo con indosso una vestaglia.
    Eryon si inginocchiò vicino a Helmut:«Respira ancora, devono averlo avvelenato, il viso è pieno di vesciche.»
    Mark colpì Nanetto con un calcio in faccia, vari denti spezzati saltarono sul pavimento:«Brutto bastardo! Ti faccio a pezzi!»
    «Non prima che abbia parlato.» disse Wilhelm Van Horstmann che si affiancò a Lothar.
    Mark si calmò:«Certo, mio signore. Parteciperò all’interrogatorio, se lo vorrà.»
    Nanetto sputò sangue e denti, poi rise:«Interrogatorio» disse in modo quasi incomprensibile «mai, andate agli inferi!».
    Estrasse una pietra verdastra luccicante e se la lanciò in bocca.
    Mark scattò e afferrò Nanetto alla gola:«Vuole ammazzarsi col veleno! Aiutatemi, non deve ingoiarla!»
    Eyron scattò ma si fermò subito dopo, qualcosa non andava, vide gli occhi di Nanetto spalancarsi, tanto, troppo, i bulbi oculari si gonfiarono mentre il naso rotto cominciò a liquefarsi e le labbra parvero saldarsi l’una all’altra.
    «Mark, mollalo! Non è veleno!»
    «Cosa?»
    Nanetto fu scosso da tremiti improvvisi, inclino la testa di lato mentre le mani artigliavano la bocca scomparsa, Mark mollò la presa e arretrò con la spada in mano.
    «Eryon, il fuoco!» urlò Lothar.
    Gli occhi di Nanetto esplosero, dalle orbite oculari vuote comparvero due lingue sottili e si intravedevano piccoli denti aguzzi, le mani cominciarono a fondersi con il viso, il corpo in mutamento rotolò su sé stesso.
    «Il fuoco!»
    Eryon deglutì, poi avanzò e puntò la torcia sulla mantella e sulla testa deformata, le fiamme attecchirono subito sulla lana e sui capelli, poi una bocca si aprì sul cranio ustionato e morse il legno.
    Mark calò la spada sulla testa di Nanetto, la lama sprofondò come se non ci fossero più ossa ma solo una melma rosacea, il braccio sinistro fuso con la mano alla testa si staccò dall’articolazione della spalla e da essa fuoriuscì un tentacolo viola che agguantò la spada.
    Eryon mollò la torcia e afferrò Mark per il braccio:«Via, ora!»
    Riuscì ad allontanarlo di qualche passo mentre la spada sparì dentro la testa in continuo mutamento mentre la torcia fu ingoiata dalla bocca che sparì un momento dopo.
    Dall’altra parte del corridoio Lothar avanzò con due torce e ne scagliò una:«È una progenie del Caos! Prendete delle armi, molte, tirategli addosso tutto quello che trovate! Usate il fuoco!»
    L’addome di ciò che fu Nanetto si rigonfiò, come se qualcosa dovesse uscirne, infine uno squarcio si apri sulla pelle e sui vestiti, una coda nera e scagliosa sormontata da un pungiglione lungo quanto una mano emerse minacciosa da una bocca verticale che andava dall’inguine al collo piena di grossi denti triangolari disposti in modo irregolare.
    Eyron balzò indietro, prese una torcia a muro e la scagliò dentro quella bocca, vide Mark fare lo stesso, nel frattempo altri uomini erano sopraggiunti, alcuni rimasero fermi, attoniti, terrorizzati.
    «Prendete archi, balestre, pistole! Ora!» urlò Mark.
    La coda si allungò e attaccò dritta verso Eryon, che si abbassò e si spostò di lato:«Presto indietro!»
    «C’è Stefan in quella stanza, se quel mostro sfonda la porta non avrà scampo!» urlò Mark.
    «Quale inferno ha vomitato fuori quella mostruosità!»
    Mark riconobbe la voce di Jorn, di girò e lo vide con un’ascia per mano.
    Gliene strappò una:«Ottima idea padre!»
    Prese a due mani l’ascia e la calò sulla coda, l’acciaio fendette la carne mutante e la progenie parve quasi urlare, un tentacolo irto di spine uscì dalla bocca e attaccò Mark, che saltò indietro e colpì ancora.
    Eryon strappò una lancia a un’altra guardia e la spinse dentro quella bocca orrenda, un altro tentacolo uscì per afferrare l’asta, Eryon spinse un altro po’ prima di tornare indietro e vedere Lothar giungere alle spalle della progenie.
    Spalle, ammesso che le abbia.
    Lothar colpì il mostro con la torcia:«Brucia, creatura del Caos! Brucia immondo! La forza di Sigmar ti bandisce da questo mondo!»
    Due tentacoli grossi come zampe di orso uscirono dalla bocca e girarono verso Lothar.
    Jorn scagliò la propria ascia che si piantò sull’ammasso di carne mutante aprendo un solco di putridume.
    «Scappa!» urlò Eryon.
    Ma Lothar non scappò:«Sigmar, concedimi la forza per distruggere quest’orrore!», prese una torcia con due mani colpì la progenie con forza.
    Un lampo bluastro illuminò il corridoio, i tentacoli si agitarono come impazziti, poi si irrigidirono e caddero a terra mentre il corpo informe emise versi inumani, dolore forse, la carne della progenie cominciò ad annerirsi e seccarsi.
    In pochi istanti il mostro cominciò a ridursi di dimensioni, collassò su sé stesso fino a diventare un qualcosa di simile a una grande maschera di cuoio annerita.
    Lothar respirò a fondo, poi disse:«Portate via questi resti e bruciateli.»
    «Ancora?» disse Mark.
    Lothar annuì.
    Urla improvvise giunsero dalle scale, il rumore di passi veloci sugli scalini anticipò di poco Ferdinand Van Horstmann in vestaglia:«Mio figlio! Hanno preso Bastian!»

    (continua...)
     
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    Bella intro, seguo anch'io volentieri,
    Solo tre appunti ed una domanda:
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    Riuscì ad allontanarlo di qualche passo mentre la spada sparì dentro la testa in continuo mutamento mentre la torcia fu ingoiata dalla bocca che sparì un momento dopo.

    Attendo alla punteggiatura ed alle ripetizioni, in alcuni punti si fanno sentire.
    Cerca di essere leggermente più descrittivo dei personaggi, ho visto che dei "congiurati-rapitori" lo fai ma degli altri personaggi mi hai fatto vedere poco di come sono fatti.
    L'essere viene subito chiamato "Progenie del Caos", ammetto essere molto più addentrato nel BG del 40K ma il termine non è forzato, sì noi le chiamiamo così e probabilmente anche stregoni e studiosi della materia o generali che li hanno affrontati, ma così in bocca a dei personaggi sconosciuti non è un po' forzato? Personalmente avrei preferito maggiore sgomento e termini come "mostruosità", "schifezza", "essere", non direttamente un termine da miniatura da tavolo.
    La domanda. Da che ricordavo le progenie sono servi del Caos corrotti, se sei fortunato e molto potente il tuo padrone oscuro ti benedice con doni straordinari, se sei sfortunato o un campione qualunque di poco valore diventi un'aberrante progenie priva di mente. Possono nascere anche attraverso l'utilizzo di quella che immagino sia warp-pietra?
     
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    CITAZIONE (Ayuvelon @ 4/7/2019, 07:56)
    Seguo con piacere! Complimenti!

    Grazie!

    CITAZIONE (Raistlin94 @ 4/7/2019, 19:34)
    Bella intro, seguo anch'io volentieri,
    Solo tre appunti ed una domanda:
    CITAZIONE
    Riuscì ad allontanarlo di qualche passo mentre la spada sparì dentro la testa in continuo mutamento mentre la torcia fu ingoiata dalla bocca che sparì un momento dopo.

    Attendo alla punteggiatura ed alle ripetizioni, in alcuni punti si fanno sentire.

    Vero.

    CITAZIONE
    Cerca di essere leggermente più descrittivo dei personaggi, ho visto che dei "congiurati-rapitori" lo fai ma degli altri personaggi mi hai fatto vedere poco di come sono fatti.

    Qua il problema è un po' più complesso, in realtà ci sarebbe un racconto precedente che fa da introduzione alla situazione della famiglia e ai personaggi, purtroppo l'ho sempre trovato un po' farraginoso proprio perché alla fine è più un'insieme di scene che altro.
    In questo racconto, dato il punto di vista dei personaggi, ho trovato naturale che si concentrassero sull'aspetto dei rapitori anziché su quello di persone che ovviamente conoscono da anni.
    Forse dovrei riscrivere il racconto di introduzione per risolvere il problema.

    CITAZIONE
    L'essere viene subito chiamato "Progenie del Caos", ammetto essere molto più addentrato nel BG del 40K ma il termine non è forzato, sì noi le chiamiamo così e probabilmente anche stregoni e studiosi della materia o generali che li hanno affrontati, ma così in bocca a dei personaggi sconosciuti non è un po' forzato? Personalmente avrei preferito maggiore sgomento e termini come "mostruosità", "schifezza", "essere", non direttamente un termine da miniatura da tavolo.

    Forse ci starebbe meglio, a mia difesa c'è da dire che Lothar è un prete di Sigmar e ha alcune conoscenze, ma qua ci si ricollega al punto di cui sopra, il racconto introduttivo nel quale viene presentato.

    CITAZIONE
    La domanda. Da che ricordavo le progenie sono servi del Caos corrotti, se sei fortunato e molto potente il tuo padrone oscuro ti benedice con doni straordinari, se sei sfortunato o un campione qualunque di poco valore diventi un'aberrante progenie priva di mente. Possono nascere anche attraverso l'utilizzo di quella che immagino sia warp-pietra?

    Ammetto di aver un po' forzato la questione, la warpietra o malapietra è famosa per indurre mutazioni e una quantità sufficiente dovrebbe anche far degenerare completamente una creatura, rendendola non troppo dissimile da una progenie.
    Ma forse chiamandolo abominio si risolverebbe tutto.
     
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    Non riscrivere il racconto, magari trasformalo in un appendice. Un riassunto che spieghi dinamiche, eventi importanti e personaggi. Un "previously". :) Comunque continuerò a seguire volentieri le prossime pubblicazioni
     
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    Molto molto bello!! :D
    Dannato Caos... bruciateli tuttiiii!
     
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