I KILL GIANTS

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    I KILL GIANTS - Io uccido i giganti di Joe Kelly e Jm Ken Niimura

    Ennesimo fumetto trasposto su pellicola (Trailer) già uscito negli USA e spero presto in Italia.

    Normalmente mai avrei pensato di spendere due parole su film tratto da un fumetto (dal momento che Marvel&DC, imho, stanno associando ancor di più il panorama fumettistico al loro marchio e al mondo dei supereroi presso il grande pubblico e più in generale la mia personalissima idea che carta stampata batte pellicola 3-0... insomma non divaghiamo). Ma c'è un "ma". Se di Jm Ken Niimura non posso dirvi molto di più tranne che è di origini ispano-giapponesi ("Jm" sta per José Maria), che in patria ha tenuto corsi sui fumetti e che ha esordito con i disegni di "I KILL GIANTS" sul mercato americano, Joe Kelly merita due paroline in più: per chi non lo sapesse JK è colui che ha trasformato Deadpool(eroe marvel) da uno stereotipo violeto e brutale a personaggio tutto tondo con forti tinte umoristiche (emblematico il cambio di ruolo nei film marvel; da marionetta in "X-man le orgini: Wolverine" -2009- a protagonista di ben due film omonimi nel 2016-18: curiosità tutti e tre interpretati dal medesimo attore), poi ha messo le mani su superman (DC comics) e JLA (DC comicas), nonchè uno dei creatori/produttori/disegnatori di Ben10 (serie animata per i bimbi moderni che non sanno cosa sia l'uomo tigre o Ken il guerriero). Insomma non uno proprio qualunque.

    Quindi cosa è I KILL GIANTS? Una storia estremamente toccante imho. Barbara è una ragazzina che fa la quinta elementare, carparbia, che non le manda a dire, amante dei giochi di ruolo, vive in cantina, ammazza giganti ed è in fuga da qualcosa. (io vorrei davvero dirvi di più sopratutto per fare luce sulle ultime tre cose che ho detto prima che pensiate che sia da TSO, ma niente spoiler). Tutto questo vi catapulterà in un mondo dove anche l'orko più ferale che è in voi potrebbe commuoversi (è pur sempre un orko).

    Il disegno: José sfoggia un tratto occidentale con elementi che richiamano il manga. Le tavole sono bianche e nere, con diverse gradazioni di grigio. Che dirvi, a me piace, scorre bene sotto l'occhio e rende visibili i vari dettagli. Niente pretesa di realismo estremo nelle forme. Insomma un disegno apparentemente semplice. Cui si unisce una sceneggiatura che riesce ad essere a livello dei disegni e ad arrichire allo stesso tempo l'opera. Cosa niente affatto scontata.

    Debutta nel 2008 negli USA con una serie di 7 albi (mai capita sta mania degli americani di far uscire i fumetti a puntate) viene edito in italia prima nel 2010 poi nel 2015, in occasione dell'annuncio della lavorazione del film, in ambedue i casi dalla santa BAO Publishing, in albo unico.
     
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    Sembra interessante.

    Per quanto riguarda fare uscire le cose a puntate credo sia una tradizione ereditata dal 1800.
    Anche nel vecchio continente si pubblicavano i romanzi a puntate (in genere sui quotidiani, ma mi pare anche in "fascicoli" da pochi centesimi),
    e poi, dopo il successo tutti i capitoli venivano riuniti in libri. Per esempio Collodi modificò la parte finale di Pinocchio
    "in corsa" proprio perchè lo pubblicò a puntate e i piccoli lettori gli scrissero dispiaciuti per la piega che aveva
    dato alla chiusa del romanzo.
     
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    CITAZIONE (Trotta 40K @ 30/5/2018, 12:19) 
    Per quanto riguarda fare uscire le cose a puntate credo sia una tradizione ereditata dal 1800.
    Anche nel vecchio continente si pubblicavano i romanzi a puntate (in genere sui quotidiani, ma mi pare anche in "fascicoli" da pochi centesimi),
    e poi, dopo il successo tutti i capitoli venivano riuniti in libri. Per esempio Collodi modificò la parte finale di Pinocchio
    "in corsa" proprio perchè lo pubblicò a puntate e i piccoli lettori gli scrissero dispiaciuti per la piega che aveva
    dato alla chiusa del romanzo.

    conosco il romanzo a puntate, un altro esempio sono i romanzi dei Dumas i quali pubblicavano a puntate sui giornali le proprie storie (motivo per cui Dantes dice per 5 capitoli che sposerà Mercedes di lì a poco) e venivano pagati a righe. Ma il fumetto moderno americano nasce nel '900 (1895 per la precisione) con Yellow Kid, un cinno con un camicione giallo sui cui venivano scritte frasi. Ora che ci penso potrebbe essere una abitudine derivata dalle dime novels ossia i libretti da lett. 10 "dime con storie di cowboy o di amore fatti su carta economica.
     
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2 replies since 30/5/2018, 10:09   103 views
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