Votes taken by DarkAngel.96

  1. .
    Scienza a parte, vedrò di correggere e ricalibrare un poco il pezzo
    In ogni caso confermo, questo era il sole e unico pezzo nello spazio, e serviva a far arrivare due pov sulla luna per portare avanti la seconda trama di questa storia
  2. .
    Le "specifiche" dei mezzi sono dopo, perché Navio le conosce bene e non avrebbe senso che andasse a spiegarsele da solo (vedo se magari aggiungere una recluta alla squadra per anticipare)
    Per chiarire: i siluri in questione sono un stc recuperato dal mondo forgia di Malapha, roba da pre unificazione; sono schermati termicamente e per i radar, e non possiedono sistemi di comunicazione interni, nemmeno tra i due operatori, che possono essere rintracciati; quanto alla rotta: non avanzano in linea retta, ma in maniera simil casuale che il pilota corregge e aggiusta con rotori e pistoni che modificano il viaggio del siluro

    L'idea è che avanzino sfruttando l'inerzia dello spazio aperto: non essendoci attrito a rallentare e dissolvere la spinta propulsiva impartita il corpo, in teoria, dovrebbe proseguire ad oltranza il movimento che gli viene impresso. I siluri vengono mandati fuori dalla nave con un meccanismo simil fionda, che li lancia in avanti un poco come avviene con gli aerei dalle portaerei, solo che qui non c'è un motore che deve accendersi. Durante il viaggio, il siluro è teoricamente in uni stato di caduta libera "perenne", e possiede ai lati dei "pistoni" che il computer centrale del mezzo (leggasi Spirito Macchina), muove per tenere una rotta casuale, sebbene diretta ad un punto predeterminato al momento della partenza; il siluro di fatto non si ferma mai, altrimenti non potrebbe ripartire, ma anche durante l'operazione di posizionamento delle mine continua a muoversi per poter mantenere sufficiente inerzia da non fermarsi, e successivamente riparte applicando lo stesso principio, solo che al ritorno è il pilota a dirigerlo. Hanno un motore, per le emergenze, ma accenderlo è un atto ancora più suicida di quello che già stanno facendo e viene usato come estrema risorsa

    Per le cariche: l'esplosione viene diretta verso lo scafo della nave, non verso l'esterno, e lo scopo ultimo non è tanto quello di far saltare letteralmente in aria la nave, quanto più creare sufficienti falle nello scafo in modo che lo scontro tra pressione esterna ed interna incrini la struttura portante, portando alla rottura della nave

    Errore tecnico, mi rendo conto adesso, ricontrollando, che l'Avenger non è un incrociatore leggero, ed è decisamente un bersaglio fuori portata per questa cosa; vado a trovare qualcosa di più piccolo e affondabile
  3. .
    Per Lotara: la ragazza ha la sua bella dose di problemi e traumi passati, e sintetizzo solo dicendo che è nell'ultimo posto dove vorrebbe essere; di fatto è lì perché la lady inquisitrice vuole che sia lì, ma il suo equipaggio non la approva, non la rispetta e ne esegue gli ordini principalmente perché l'inquisitrice, leggasi "profetessa messianica del Dio Imperatore", ha detto loro di farlo. Per il suo grado: la flotta "inquisitoria" ha altre due navi, anche se non vengono menzionate esistono, e al momento sono dislocate in supporto all'assalto di un'altra luna; ma visto che la lady inquisitrice ha deciso che adesso vuole scendere su Idraxe III ed ha colto la palla al balzo ora che irlaviani e mechanicus sono arrivati; perché questa fretta? Perché alla lady inquisitrice interessa la luna, e certo non spiega i suoi piani al primo lord capitano che passa, anche Lotara ne conosco solo il minimo indispensabile per fare il suo lavoro, così come tutti quelli sulla nave. Il seguito dell'inquisitrice ne sa qualcosa di più, ma appariranno dopo
    Ps: a essere onesti Lotara avrà i suoi momenti alla "Lotara Sarrin", datele il tempo di scendere a terra

    Non ne so molto delle navi imperiali e della marina in generale, anzi anche misure e tempistiche sono espresse in modo molto approssimativo, e non ho molte idee di dove andare a cercare informazioni più precise. Alla fine solo questo e il prossimo di Navio saranno ambientati nello spazio, poi si scende a terra e si va avanti da lì, per la gioia di tutti (Navio escluso)

    Per la chiusura della comunicazione: ho volutamente stretto sulla parte di Corvo che spiega cosa sia un "maiale", sui saluti formali tra i due e simili, non erano strettamente necessari al pezzo e avrebbero solo allungato senza aggiungere nulla
  4. .

    Cap VI
    Irlaviani, sergente maggiore Verdelli
    Pritio Bis, campo militare
    107M42



    La strigliata era arrivata.
    Se lo aspettavano, ma era comunque una scocciatura. Oltre alla sfuriata di un maggiore basso e paffuto, che a Murrio ricordava uno topo obeso, si era aggiunto il confino fino a nuovo ordine.
    Visto che dovevano spostarsi al fronte tra tre giorni, Murrio non si aspettava nuove visite al bar.
    I Pritiani avevano gongolato mentre il loro ufficiale puniva il plotone, cementando l’idea di bambini che godono mentre il maestro rimprovera dei compagni di classe.
    Il maresciallo Sidonia, in ogni caso, aveva promesso di levare personalmente la pelle a chiunque fosse stato trovato fuori dalla camerata.
    Quello li aveva tenuti dentro.
    Murrio, benedetto dall’avere una camera singola, si stava annoiando.
    Era là dentro da solo un giorno, e già aveva esaurito tutto ciò che poteva fare. Aveva recuperato il sonno perso, aveva provato a leggere qualcosa, aveva perso a carte con il tenente Bianchini.
    Scartoffie varie non ce n’erano, tutte quelle necessarie erano già state firmate, controfirmate e date agli Astropati perché fossero inoltrate.
    Steso sulla branda, Murrio si stava limitando da ore a fissare il soffitto, provando a immmaginare come far crollare quella struttura.
    Il motto dei genieri era “si può spaccare”, e un passatempo comune al reparto era immaginare come demolire edifici nemici.
    Aveva già preso in considerazione le cariche esplosive, l’indebolimento delle strutture portanti, e stava iniziando a elaborare come rimuovere le pareti esterne mantenendo il corpo centrale intatto. Era un gioco noioso, sopratutto da soli, ma l’alternativa era fissare il soffitto e basta.
    Quella situazione gli stava ricordando quando, da bambino, le tutrici dell’orfanotrofio lo sbattevano in punizione.
    Se lo trovava stupido a sei anni, a ventitré Murrio non aveva ancora cambiato idea.
    Il pensiero della struttura gli scacciò un po’ la noia.
    Lasciò vagare la mente in qualche ricordo veloce; la colta sorella Aquilia, con le sue interminabili storie su santi e martiri del Credo Imperiale, e le sue infinite litigate con la tecnoprete Gellia sul Culto Mechanicus. Murrio adorava mettere zizzania tra le due, anche se spesso voleva dire una punizione doppia.
    Ricordò anche la tutrice Nona, bassa, grassa, più larga che alta, e sempre disposta a farlo nascondere in cucina quando fuggiva da qualche marachella.
    Il pensiero gli finì al vecchio Ulpio. Da bambino gli aveva sempre fatto paura, con tutte le sue protesi cibernetiche che spuntavano da sotto la tunica grigia, ma ricordava anche i suoi sermoni appassionati sul Dio Macchina, sull’Omnissiah incarnata dall’Imperatore, sulla Forza Motrice che anima tutto.
    Sospirando, Murrio tirò fuori dalla maglia un piccolo pendente, una catenina di ferro con legato il teschio del mechanicus, metà umano e metà macchina. Glielo aveva dato Ulpio quando si era arruolato, come portafortuna; in cinque anni aveva fatto bene il suo lavoro.
    Notando un alone di sporco sul ciondolo, il sergente maggiore si accorse anche di un certo odore che veniva da sé stesso.
    Tra festeggiamenti e spostamenti, forse era una settimana intera che non faceva una doccia.
    Visto che sarebbero stati trasferiti al fronte presto, tanto valeva approfittarne.
    Murrio si diresse al bagno, togliendosi velocemente i vestiti. Con lo specchio, controllò cosa cinque anni di servizio gli avevano lasciato.
    Sul fisico asciutto spiccava una bruciatura larga un palmo, che dalla base risaliva fino a metà del collo; una linea chiara, a destra appena sopra la vita, gli rammentava uno scambio di opinioni con un cultista su un qualche mondo dimenticato. Sarebbe potuta andare molto peggio.
    Rossini, il caporale della seconda squadra del secondo plotone, aveva un occhio bionico da due anni; Celestini, sergente della prima squadra, si era visto sostituire una mano. In confronto a loro, Murrio si riteneva molto fortunato ad avere solo qualche cicatrice.
    Sotto il getto d’acqua calda, il sergente iniziò a sentire i muscoli che si scioglievano, e anche qualche altra ora di sonno arretrato che si ripresentava.
    Chiusa l’acqua, Murrio si strinse rapido un asciugamano attorno ai fianchi, mentre cercava delle mutande pulite.
    Qualcuno bussò alla porta.
    «Avanti» disse Murrio, aspettandosi una qualche staffetta con l’ennesima richiesta da soldati annoiati.
    Quando nessuno rispose, si voltò verso la porta, litigando con l’asciugamano per infilarsi la biancheria. Non c’era una staffetta.
    Una Tiangtiana, con occhi e bocca spalancati, stava sulla soglia, sbattendo le palpebre ad una velocità incredibile.
    «Serve qualcosa?» chiese Murrio, mascherando il proprio imbarazzo con un sorriso di circostanza.
    Valutò come arrivare ai pantaloni, senza che la ragazza se ne accorgesse.
    Lei balbettò qualcosa, in una lingua che lui non capiva.
    «Scusami, parli gotico?»
    Lei annuì, mentre cercava un punto dove guardare. Murrio riconobbe che non era facile.
    La stanza era piccola, con una branda sul lato sinistro, con i suoi vestiti sopra e lui mezzo nudo accanto, e una scrivania sul lato destro, piena di carte e appunti vari.
    Quello attirò lo sguardo della ragazza, con la faccia color porpora.
    «Io… il mio xi mi ha chiesto di portare queste carte al vostro chufen… e lui mi ha detto di venire qui; mi chiamo Zunyan Ren Shen, sono una wu del 289º della Venerabile Tiang, battaglione li, squadra qian, sezione yang» la ragazza si avvicinò alla scrivania, cercando disperatamente qualcosa dove posare lo sguardo.
    Lui, che non aveva capito una parola, si schiarì la voce.
    «Ecco… piacere, Murrio Verdelli, sergente maggiore; Zunyan, giusto? non ho capito bene il resto» disse, avvicinandosi di un timoroso passo alla ragazza.
    Quando quella sussultò, Murrio tornò rapido verso il letto.
    L’aveva a malapena vista in faccia, e poiché si ostinava a non girarsi verso di lui, il sergente poté solo guardare la sua lunga coda di cavallo, un sottile nastro d’ebano che le scendeva fino a metà schiena. Indossava una semplice tunica color bronzo, che le arrivava a metà ginocchio, e alti stivali neri al di sotto.
    «Lo xi… voi come lo chiamate? È quello che comanda un’unità, un’unità piccola» disse la ragazza. Murrio stava infilando i pantaloni.
    «Un… sergente?» disse, con poca convinzione. Ci mancavano solo gli indovinelli linguistici.
    «Si! Un sergente!» la ragazza si girò verso di lui, ma solo per dargli le spalle dopo essere arrossita di nuovo «potresti vestirti, per favore?»
    «Ho i pantaloni» disse lui.
    «È sconveniente stare a torso nudo!» ribatté la ragazza. Murrio, in quel momento, decise che non avrebbe indossato la maglia.
    «Va bene; perché il tuo sergente ti ha mandato qui?» chiese, volendo finire in fretta quella conversazione. La ragazza ci mise qualche momento a rispondere.
    «Dopodomani andremo in prima linea, e siamo stati dislocati assieme a voi» iniziò, scegliendo con cura le parole «e… e volevo conoscere un po’ la tua gente; mi interessano gli abitanti degli altri pianeti»
    «Capito» disse Murrio, che in effetti condivideva quella curiosità. Non capiva perché il maresciallo l’avesse mandata da lui, ma ormai era lì.
    Il sergente decise di divertirsi un po’.
    «Beh… devi sapere che su Irlava giriamo spesso a petto nudo» vide l’altra sussultare all’ultima parola, e dovette trattenere una risata «hai qualche domanda particolare?»
    Zunyan parve pensarci a fondo.
    «Voi avete molte canzoni, vero? Quella che cantavate quando siete arrivati, come fa?»
    Murrio non ricordava affatto a quale si riferisse.
    «Ne abbiamo tantissime, ti ricordi come iniziava?»
    L’altra scosse la testa.
    «Beh… posso insegnartene un’altra se vuoi»
    «Ah si! Grazie!» di nuovo, Zunyan si voltò a guardarlo. E di nuovo si girò di scatto, arrossendo di nuovo.
    Stavolta, Murrio ridacchiò.
    «Non fa ridere!» disse la ragazza, aggiungendo qualcosa nella sua lingua.
    «Va bene, scusa» disse il sergente «allora, che canzone vuoi imparare?»
    «Mi… mi piacciono le canzoni per bambini» rispose Zunyan. Quella richiesta mandò Murrio in confusione, perché era una delle lacune del loro repertorio.
    «Beh, sul momento non me ne vengono, scusa» rispose, davvero dispiaciuto. Si sentì ancora peggio, quando le spalle della ragazza segnalarono la sua delusione.
    Andò rapido alla ricerca di qualcosa da dire
    «Però… so a chi chiedere! Sì, se ripassi ti posso far sentire qualcosa!» Verdini, ma anche Celestelli e Rossacchi, avevano dei figli. Avrebbe chiesto a loro di intonare qualcosa.
    Intanto, Zunyan aveva preso un foglio dalla scrivania.
    «Scrivi poesie?» chiese. Stavolta fu Murrio ad avvampare. Stava capendo cosa balbettare, quando la porta si aprì per la seconda volta.
    «Zunyan! Sei qui? Il wushi dice che sei qua! Che fai?» un’altra ragazza Tiangtiana entrò nella stanza, urlando a squarciagola.
    In altre circostanze, Murrio si sarebbe ritenuto contento, ma in quella iniziava a percepire molto più imbarazzo che interesse.
    «Ho interrotto qualcosa?» chiese la nuova arrivata, sorridendo sorniona con la testa inclinata. Murrio non fece in tempo a rispondere, Zunyan marciò rapidissima verso l’altra ragazza, afferrandola per un polso e correndo via.
    Le sue parole si persero assieme ai suoi passi nel corridoio.
    Dalla camerata del secondo plotone, Rossini mise il naso fuori.
    «Una parola, e smini per sei mesi» gli disse Murrio, quando il ragazzo aprì bocca.
    Rossini rientrò lesto in camerata.

    Ultimo pezzo prima di passare davvero al nocciolo dell'azione e della storia
  5. .
    Non per questa unità: Rossini fa parte dell’ultima infornata di reclute, e visto che hanno subito perdite minime durante l’ultima spedizione non si sono richiesti rimpiazzi
    Va bene che hanno più navigatores che neuroni, ma fare un viaggio warp per portare tre soldati è troppo pure per loro XD (i granatieri dipendono dal re, quindi è lui che si occupa di rimpolparne i ranghi)

    Comunque, aspetto i commenti al prossimo pezzo, spero l’anticipazione si colga ma senza rovinare troppo
  6. .
    Devo aver reso male io l'ultimo punto: Rossini è una "recluta" nel senso che è l'ultimo arrivato nell'unità, e quindi viene ancora trattato come il "ragazzino tuttofare" dai più anziani
    L'idea era solo che i Pritiani si definiscono "soldati esperti" dopo aver terminato il corso d'addestramento, mentre i reparti Irlaviani hanno già anni di esperienza sul campo alle spalle
  7. .

    Cap V
    Irlaviani, tenente di vascello Bianchieri
    Nave da battaglia Eurobia
    107M42



    Il lord capitano stava finendo di controllare le mappe astrali.
    E Navio stava trattenendo l’ennesimo sbadiglio.
    Sembrava che i capitani della marina Pritiana dovessero ancora capire cosa fossero le astronavi.
    L’altra cosa che non approvava era come stava evolvendo la situazione.
    «Tenente Bianchieri» lo chiamò il lord capitano.
    «Mi dica, signore» anni di esercizio gli permisero di non stropicciarsi gli occhi.
    L’ufficiale sospirò, irritato.
    «Che ne dice?» chiese, premendo qualche tasto.
    La disposizione delle navi era segnata da piccole icone, verdi per gli alleati e rosse per i nemici, simboli bianchi segnalavano le navi del mechanicum e quella dell’Inquisitrice era una grossa icona nera.
    «Non vuole tutti i miei commenti» disse Navio. In confronto al lord capitano ne capiva poco, ma anche così notò una serie di follie nella posizione delle astronavi.
    Navi leggere a grappoli nella bassa atmosfera, corazzate schierate senza scorte; almeno i Tau avevano collocato il grosso delle loro unità attorno alle lune del pianeta, cosa che permetteva di tenerle sotto controllo.
    «Pare la gara a chi è più stupido» disse, quando il silenzio nella sala si fece troppo pesante.
    «Mai supporre che il nemico sia stupido» disse il lord capitano «fin quando non l’hai messo alla prova, pensa sempre che ci sia una trappola»
    «Sissignore» fece Navio. Il lord capitano Corvo non pareva dell’umore per scherzare, quindi era meglio omettere il suo soprannome.
    Il “Temporeggiatore” era famoso per essere uno degli ufficiali più cauti della Marina Irlaviana, ma era anche quello che aveva perso meno uomini in battaglia, un record molto confortante.
    «Signore, una chiamata per voi» fece l’operatrice vox, annunciando un lampeggiare di luci sulla plancia.
    Sugli schermi comparve la grossa “I” nera, simbolo dell’Inquisizione. Navio non poté trattenere un brivido; la sua brutta sensazione si fece più pressante.
    Corvo si aggiustò il colletto dell’uniforme blu, grattandosi rabbioso l’occhio bionico. La tensione nella sala era palpabile.
    «A schermo» disse il lord capitano, sedendosi con fare solenne sul trono di comando.
    L’immagine sfarfallò per qualche momento, con bande verdi e grigie che si sovrapponevano, poi la figura si stabilizzò. Anche dall’immagine, si capiva quanto fosse alto l’uomo dall’altra parte, al punto che Navio si domandò come potesse vivere in un’astronave.
    «Qui il Mastro di Guardia Fav’ha El’shan» disse l’uomo. Indossava un lungo mantello che gli copriva tutto il corpo, assieme ad una maschera nera e liscia sul volto e un velo azzurro che gli scendeva fino al collo. Navio non vide neppure il minimo lembo di pelle.
    Quello che vide, invece, fu il lord capitano Corvo che socchiudeva appena l’occhio.
    Parlare con un ufficiale inferiore era un modo velato di offendere, oppure voleva dire che dall’altra parte dello schermo c’era un ufficiale molto in alto nella catena di comando.
    Prendendo per buona la seconda ipotesi, Navio capì che, se aveva ragione, erano comandati da un ammiraglio o simile.
    «Qui il capitano Corvo della Euribia, confermo ricezione del messaggio e attendo il permesso di parlare con il vostro ufficiale in comando»
    Un sospiro di sollievo percorse il ponte della nave. Navio per primo aveva temuto in una risposta piccata.
    «Concesso» disse il Mastro di Guardia. Il tono di sufficienza portò Corvo a stritolare un bracciolo del trono di comando, e anche Navio decise che quell’ufficiale gli stava antipatico; sperò di non doverci parlare di persona.
    L’ufficiale in comando si palesò sul ponte. E tutta l’attenzione di Navio si spostò su di lei.
    La ragazza, con gli inconfondibili galloni da ufficiale sulla divisa immacolata, indossava il nero al posto del consueto bianco, segno che rispondeva direttamente all’Inquisizione.
    Per il tenente di vascello, era molto più interessante il fatto che fosse giovane, a metà della ventina al massimo, con un visino affilato e corti capelli rossi. Sperò vivamente non fosse merito di qualche strana chirurgia plastica, ma ne dubitava, altrimenti si sarebbe fatta rimuovere anche le tre sottili cicatrici che dall’occhio sinistro scendevamo lungo lo zigomo. Gli occhi azzurri ne tradivano l’ansia.
    Non riuscendo a nascondere del tutto un sorrisino, Navio pensò che quell’ufficiale così carina potesse far breccia perfino nel cuore di Corvo. Speranza vana.
    «Qui il lord capitano Remo Corvo, della Euribia» gracchiò, facendo onore al suo cognome.
    «Qui il commodoro Lotara Haurvatat della Gatha» balbettò in risposta la ragazza.
    Alzando gli occhi al cielo, Navio si domandò se fosse possibile trovare un nome facile da ricordare. Intanto, il silenzio andava allungandosi tra i due ufficiale.
    «Lord capitano, la lady inquisitrice Mainyu domanda il vostro ausilio nella forzatura del blocco attorno alla luna Idraxe III» la commodora si sforzò di suonare risoluta, drizzando la schiena e alzando la testa, cosa che diede al tenente, e a tutto il resto dell’equipaggio, l’impressione di un povero cadetto che parla con un superiore scorbutico.
    «Se… se è d’accordo, lord capitano, vorrei sentire se ha proposte in merito» aggiunse Haurvatat, quando Corvo rimase in silenzio.
    «Mappa» fece il lord capitano. Un attimo dopo, la luna Idraxe III era sul proiettore olografico.
    Sette navi leggere le orbitavano attorno, in due squadriglie, tre vascelli Tau a destra e quattro secessionisti a sinistra. Al centro, un incrociatore pesante classe Avenger si stagliava dritto sopra quello che pareva uno spazioporto.
    Con un colpo d’occhio, Navio capì le intenzioni di Corvo. Il tenente fece un rapido passo indietro; forse, se non l’avesse visto in plancia, ci avrebbe ripensato.
    «Come vede» iniziò Haurvatat «l’unico ostacolo è l’incrociatore secessionista, purtroppo la marina Pritiana non può dislocare navi simili al momento, e senza il vostro ausilio dovremmo attendere che gli scontri attorno a Idraxe II si concludano e…» la voce della ragazza andò scemando, quando si rese conto che il lord capitano non la stava ascoltando.
    «Che classe è la Gatha, commodoro?» domandò.
    Lo stava pensando. Navio ne era certo
    «Incrociatore leggero classe Dauntless» disse Haurvatat, di scatto.
    «La Euribia è un incrociatore Promethean, e il mechanicum che è con noi può fornire tre fregate Cobra. Sommandole alla vostra nave possiamo forzare il blocco» fece il lord capitano, parlando più da solo che con la sua, teorica, superiore «domando quattro ore per portarci in posizione, commodoro, e il permesso a ingaggiare una volta a tiro»
    Il commodoro Lotara Haurvatat, più che irritata per la totale mancanza di considerazione per il suo grado, parve sconvolta dalla richiesta.
    «Lord capitano… senza il supporto di almeno un altro incrociatore saremmo solo cinque navi contro forze superiori e più manovrabili, sarebbe un inutile spreco di vite; dovremmo attendere che i Pritiani ci raggiungano con almeno altre quattro fregate»
    «Il problema è l’Avenger, l’ha detto anche lei» Corvo annuì da solo, prima che Haurvatat potesse rispondere.
    Navio aveva finito il suo rosario al Dio Macchina, ma non servì a nulla.
    «Tenente Bianchini» chiamò il lord capitano Corvo «maiale!»
    Lui morse una bestemmia, il commodoro Haurvatat divenne color carota.
    «Cosa?! Perché? Che sta facendo?! Lord capitano, che succede?» la pacata ragazza in uniforme nera gli rivolse uno sguardo di puro disgusto.
    «Ricevuto signore, maiale confermato» fece Navio, sorpreso di essere ancora vivo dopo l’occhiataccia.
    Il lord capitano salutò il commodoro, chiudendo la comunicazione prima che il suo sguardo assassino mietesse davvero vittime.
    Congedato con un cenno del capo, Navio si avviò a radunare le squadre d’abbordaggio.

    Edited by DarkAngel.96 - 18/4/2024, 09:10
  8. .
    Mi pare esistano alcune eccezioni a questa regola, ovvero che il commissario deve venire da un altro pianeta; in ogni caso, la “scusante” qui è che loro sono una milizia privata della Gilda, non un reggimento di Astra Militarum vero e proprio, quindi alcune regole di organizzazione e organico standard non si applicano; quanto agli scions, era solo per dare un metto di paragone, come non esistono “guardie” così non esistono “scions”


    Per la citazione, so che nessuno la stava cercando, ma in ogni caso era questa canzone:
    https://m.youtube.com/watch?v=ikRIgc_jlDI&...g%3D%3D
    Che i pacati e sempre rispettosi Irlaviani intonano alla vista delle psioniche Tiangtiane (in particolare, il primo “verso”)
  9. .
    Quello credo che sia un problema a prescindere dal regolamento, se si deve seguire un'avventura pre fatta e fatta male allora non ci sono regole che tengono XD
  10. .
    Valorchives lo devo recuperare, ma in ogni caso i vari scambi qui sono molto apprezzati XD
    Il fatto che ci sia un solo maresciallo, alias commissario, è perché i genieri sono una sola compagnia quindi non ci sono altri ufficiali all’infuori
  11. .
    Per loro un po' complesso, visto che hanno già il loro ufficiale di disciplina, ma può essercene uno per il tenente Bianchini, anzi potrebbe essere un'ottima aggiunta visti i personaggi con cui andrà a interagire
    (spoiler, già così rischia di beccarsi più pallottole per "demeriti" disciplinari che per il fuoco nemico)
  12. .
    CITAZIONE
    Oh, è un errore voluto?

    Sì, è un errore voluto del personaggio che "gioca" a non saper parlare bene la lingua gotica comune

    CITAZIONE
    Siete in guerra, non in gita scolastica!

    Per loro è più o meno la stessa cosa. Come detto, sono cresciute in un ambiente chiuso e isolato, una "città proibita" separata dal resto del loro stesso pianeta fino a quando non le hanno chiamate in guerra. Considerando poi che finora non sono mai state in prima linea, per adesso la guerra per loro è "alloggiare in case a su un altro pianeta e chiacchierare con gente mai vista"

    CITAZIONE
    Vuole anche un bersaglio dipinto sul torace?

    Il maresciallo sarà un po' più vistoso degli altri, ma rispetto a certi reggimenti che ho visto in Internet, anche ufficiali, credo sia molto spartano come aspetto, alla fine parliamo di un colletto nero e delle strisce rosse, non esattamente roba vistosissima e che balza all'occhio come un mantello, un ciuffo di piume sull'elmetto o simili. L'aspetto dei genieri è simili a quello dei soldati della Solar Auxilia, se interessa: https://images.app.goo.gl/GjVSFxkPACh4kJgTA

    CITAZIONE
    Onestamente lo sono anche io. Allora sanno fare qualcosa, una volta ogni tanto.

    Rispondo qui e anche alle due note sotto; i genieri sono addestrati, e con standard anche molto alti, e la prospettiva è quella di una soldatessa, Zunyan, che non ha mai dovuto imparare a marciare, ma lo ha sempre visto fare da soldati esperti, quindi saperlo fare per lei identifica chiaramente delle persone bene addestrate; è più una sua associazione che altro.
    Per l'igiene e di ordine, finora sono "in semi-licenza", fino a quando non li mandano in prima linea non c'è verso di non fargli fare i co*****i XD

    CITAZIONE
    kabuki-mujaedeen!

    Mi devo essere espresso male nel descrivergli, ma i tizi con veli e maschere sono gli Eremiti che seguono l'Inquisitrice, un altro reggimento diverso dai Tiangtiani e dai Pritiani. Loro sono un misto di Sardaukar, beduini e cacciatori di alieni vari

    La citazione non è quella purtroppo, per semplificare posso dire che si tratta di una canzone da un film
  13. .
    È uno dei modi più semplici e diretti per abbassare la tensione in una storia e un setting che rischia, in altri casi, di essere fin troppo pesante
    Poi un conto è scadere nella comica pura, un altro è alternare le due cose, grimdark e momenti leggeri
  14. .
    Bel pezzo, conciso e con una buona descrizione di cosa passa per la testa di questo fantaccino, complimenti
    Carri e altri mezzi d'appoggio magari sono semplicemente dislocati in un altro luogo, più lontano e che il protagonista non vede, stile "sbarco in Normandia"

    CITAZIONE
    "Birra e mignotte a chi non tira le cuoia" motiva di più

    Il maresciallo Sidonia concorda, ma ha smesso di usarla quando si è reso conto dei costi
  15. .
    Secondo pezzo, idealmente spero di poterne postare uno ogni fine settimana, più o meno. I nostri eroi, gli intrepidi e integerrimi soldati dell'Imperium chiamati a sgominare gli invasori xenos!
    Arriveranno, tranquilli; mentre arrivano ecco gli Irlaviani

    Cap I
    Irlaviani, Sergente Maggiore Verdelli
    Nave da battaglia Euribia, warp,
    quindici giorni dopo la campagna di Regaxes XI



    La paratia rimbombò per l’ennesimo colpo.
    L’urlo strozzato lo fece sussultare per un momento, mentre altri colpi continuavano a piovere sul metallo.
    Murrio sbadigliò, alzandosi in piedi e stiracchiandosi. Difficile capire chi fosse in camerata, non che gli importasse qualcosa.
    Era passato mezzo mese dal termine della spedizione su Regaxes XI, e i festeggiamenti della vittoria non accennavano a scemare.
    Metà delle coppie che si erano formate appena tornati a bordo non avevano superato la prima ora, tra granatieri che avevano visto poche donne, genieri che non ne avevano vista nessuna, e fanti di marina che ne avevano viste troppe.
    Il tenente della marina Navio, al momento impegnato a sbadigliare, era un fermo sostenitore del diritto di precedenza dei suoi ragazzi.
    Murrio, dal canto suo, aveva più volte spiegato che due anni interi passati con una fiamma ossidrica in mano, e nient’altro, valevano ai genieri precedenza pure sugli astartes.
    Ad ogni modo, la scarsità di elementi femminili, e l’impellenza di necessità festaiole, avevano risolto il problema a modo loro.
    Murrio aveva “festeggiato” con qualche marinaia, per l’ebrezza di fare un torto all’amico e per la vasta scelta disponibile, e Navio spergiurava di essere passato nel letto di tutte le geniere. Che erano tre, quindi non serviva essere un gran seduttore
    «Ricordami cosa hai fatto con la sergente Rossini» disse Murrio, controllando se una della bottiglie sul tavolo fosse ancora piena.
    Dall’altra parte della paratia, i colpi avevano preso un ritmo meno cadenzato. I due dovevano star finendo
    «Te l’ho detto» rispose Navio, stropicciandosi i capelli neri «non posso ricordarmi tutto»
    Il marinaio fece un sorriso furbo, il geniere uno furbesco.
    La sergente Rossini, del secondo plotone, era, secondo molti, la disgrazia del corpo. Già era orrendo avere solo tre elementi femminili, averne uno con più baffi del maresciallo era un insulto.
    Ma Murrio era certo che, nell’euforia della vittoria, più di uno non ci avesse fatto caso
    «Aspetta…» disse Navio, indicando lo schermo in alto, sopra la porta della stanza «aspetta…»
    I numeri lampeggiavano, ogni punto che scandiva una diversa frazione temporale. L’ultimo sfarfallio di luci, e il numero s’aggiornò
    «Quindici giorni!» disse Murrio, afferrando una bottiglia e brindando.
    Ebbe fortuna, c’era ancora del liquore là dentro.
    Navio dovette cercare in tre bottiglie, prima di rinunciare
    «Bah! Vado a cercarmi qualcuna» disse il sergente di marina
    «Vengo con te, devo inaugurare la giornata»
    Era difficile definire giorno e notte su una astronave, e già che potessero scandire i giorni era un lusso. Secondo i piani alti, era uno dei vantaggi di avere così tanti membri del Navis Nobilite a bordo, ma per Murrio era indifferente
    «Punti a una navigatrice?» chiese, mentre svoltavano nel corridoio
    «Più facile un’ammiraglia» Navio sollevò le spalle, sconsolato.
    C’era una scommessa permanente, comune si diceva a tutti i reggimenti ed a tutti i reparti nativi di Irlava.
    Che fossero genieri, granatieri, fanti di marina, soldataglia semplice, e perfino ufficiali, c’era il tacito accordo che tutti loro, a prescindere dal grado, avrebbero dato dieci Troni a chiunque si fosse portato a letto un Navigator, maschio o femmina. A quanto ne sapeva Murrio, nessuno aveva mai riscosso
    «Stavo pensando alla vostra maggiore» disse Navio, dandogli di gomito. Murrio annuì suo malgrado, ma rise e mise una mano sulla spalla dell’altro
    «Ottimo, che vuoi scritto sulla lapide? “Qui giace Navio Bianchini, evirato”?» l’altro rise con lui.
    La Maggiore dei genieri, Falerna Sidonia, era il sogno proibito dell’intero reparto; e perché era una meraviglia per gli occhi, e Murrio ricordava con estremo piacere ogni volta, nei lunghi mesi sottoterra, in cui era venuta a controllare il loro lavoro, e perché era la cugina del maresciallo.
    E nessuno aveva voglia di provarci con la cugina di un maresciallo. Si raccontavano storie, molte storie, su come erano morti simili temerari.
    Lanciati nudi da un obice era la versione meno cruenta.
    Il duo stava percorrendo il corridoio, superando camerate dove la gente se la spassava allegramente. Trovarono un terzetto di marinai intenti a non farsi passare la sbornia; un gruppo non ben conteggiabile di uomini e donne ammucchiati su un unico letto; una tenente di vascello che, arrossendo fino alla punta dei capelli, li cacciò via strillando
    «Ecco, adesso sono curioso» disse Murrio, davanti alla porta chiusa.
    Navio annuì. A nessuno dei due fregava nulla di chi fosse il fortunato, ma non avevano di meglio da fare
    «Sai il codice?» chiese il marinaio, accennando al pannello
    «No» Murrio ispezionò la serratura magnetica «vedi tecnopreti in giro?»
    «Apri quella cosa» rise Navio.
    Murrio venne interrotto da una staffetta, un ragazzino dagli occhi spiritati che arrivò correndo, vide i galloni sulle loro divise e quasi continuò la sua corsa scivolando sulla faccia, per come si contorse nel tentativo di fermarsi
    «Signori!» disse la staffetta, scattando sull’attenti «il lord capitano Corvo e la maggiore Sidonia chiamano tutti gli ufficiali a rapporto sul ponte!»
    Navio imprecò. Murrio valutò se mandare a spasso la staffetta.
    Fissando il ragazzino, forse sotto i quindici anni, avvolto nell’uniforme troppo grossa, sbuffò
    «Va bene, va bene… adesso fila!»
    «Ma signore…» balbettò la staffetta
    «Ragazzo, o sparisci tu o ti faccio sparire io, decidi» si intromise Navio. La staffetta li guardò a turno, esitante.
    Murrio sghignazzò, accennando alla porta
    «Tenente» disse, bussando con tutte le sue forze sul metallo «deve uscire! Siamo tutti convocati!»
    Navio, ghignando maligno, si aggiunse al bussare. Insieme, picchiarono così forte sulla porta che l’intera nave doveva sentirli.
    Il ragazzo rimase lì, fino a quando la tenente di vascello, color porpora ma con l’uniforme indossata in modo impeccabile, non uscì.
    Mentre quello correva via ringraziando, Murrio e Navio, gettando uno sguardo di maligna soddisfazione all’altro occupante della camera, scortavano la ragazza verso il ponte.

    Edited by DarkAngel.96 - 23/3/2024, 09:25
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