Le guerre di Pritio

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    Mi pare esistano alcune eccezioni a questa regola, ovvero che il commissario deve venire da un altro pianeta; in ogni caso, la “scusante” qui è che loro sono una milizia privata della Gilda, non un reggimento di Astra Militarum vero e proprio, quindi alcune regole di organizzazione e organico standard non si applicano; quanto agli scions, era solo per dare un metto di paragone, come non esistono “guardie” così non esistono “scions”


    Per la citazione, so che nessuno la stava cercando, ma in ogni caso era questa canzone:
    https://m.youtube.com/watch?v=ikRIgc_jlDI&...g%3D%3D
    Che i pacati e sempre rispettosi Irlaviani intonano alla vista delle psioniche Tiangtiane (in particolare, il primo “verso”)
     
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    Ma sì, senza preoccupazioni.

    Nel senso, quel che conta è che sia consistente con se stessa come storia. Il resto trova il tempo che trova, se non serve a proseguirla in qualche maniera o innescare un suo ulteriore punto.
     
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    Cap IV
    Irlaviani, sergente maggiore Verdelli
    Pritio Bis, periferia di Parvie
    107M42



    La base dell’esercito Imperiale era molto vicina a una città, cosa che fece la felicità del battaglione.
    Avere bar e locali a portata di mano, e un paio di giorni per usarli a piacimento, fece risollevare il morale delle truppe. Murrio, come tutti i genieri, si era lamentato a mezza voce di quella situazione orrenda.
    Come gli altri, anche lui aveva odiato dover passare da una guerra a un’altra; lo aveva messo in conto, quando aveva firmato l’arruolamento, che per i successivi dieci anni non avrebbe fatto altro che combattere in posti terribili, lontani migliaia di anni luce dal suo pianeta natio.
    Ma anche i veterani avevano diritto a protestare, quando tra una guerra e l’altra non passavano nemmeno tre settimane intere.
    Una delle cose belle di essere così ammanicati con Navis Nobilite, almeno dalla sua prospettiva di sergente maggiore, era che rinforzi e rimpiazzi erano facili da ottenere. Circolavano numerose storie, tra i vari reggimenti dell’Astra Militarum, di formazioni abbandonate a loro stesse, dimenticate tanto dai loro mondi quanto dalla burocrazia; visto il numero di Navigatores che Irlava poteva mettere in campo, avere truppe fresche era relativamente semplice.
    Il battaglione genieri aveva perso pochi uomini, grazie all’essere stati lontani dai combattimenti, ma i granatieri erano a metà dell’organico. Quindi, Irlava si impegnava a far arrivare i rimpiazzi, e qualche altro soldato di rinforzo.
    In teoria, quella non era la loro guerra, Murrio non ce la faceva più a sentirlo dire dal maggiore dei granatieri Anneia, ma comunque il re non li avrebbe abbandonati. Si poteva far colpo su un’inquisitrice dell’Ordo Xenos, in fondo, quindi il premio valeva il rischio.
    In ogni caso, mentre entrava nel bar vicino alla base, Murrio sorrise, perché per i prossimi tre giorni non c'era nulla in vista.
    Alla fine, almeno per il momento, erano passati dal festeggiare la vittoria a bordo di una nave, a far baldoria su un pianeta.
    Il bar era grande, con le pareti in finto legno e tavolini rotondi. Trovò il sergente Rosselli al bancone, assieme al resto della sua squadra.
    Si rivolsero un cenno del capo, e Murrio prese posto al tavolo lì vicino.
    «Allora? Tutto pronto?» chiese il tenente Bianchini, lisciandosi i lunghi baffi neri.
    «Tutto pronto, i ragazzi lo stanno portando qui» rispose lui, senza trattenere un sorrisetto furbo.
    Tutto intorno, i membri di altri reggimenti parlottavano tra di loro.
    Un gruppo di Pritianii beveva e confabulava, giocando a qualche strano gioco di dadi e carte. Li guardavano storto, da quando erano arrivati al campo, e tutti gli Irlavinani dovevano ancora capire perché.
    I Tiangtiani occupavano il grosso del locale, e sembravano nutrire uno strano disinteresse per gli alcolici. La maggior parte di loro se ne stava a chiacchierare nella loro lingua, o leggevano, oppure giocavano su uno strano tabellone che ricordava gli scacchi.
    Preso dai suoi impegni, Murrio aveva avuto poco tempo per chiacchierare con gli altri reparti.
    Vide il caporale Verdini entrare, accompagnato da due uomini del suo plotone. Dopo un incontro ravvicinato del suo sergente con un necron, era lui a fare le veci di ufficiale.
    Murrio lo aveva sempre considerato un po' come uno zio, complice il fatto che andasse per la trentina, e fosse tra i più vecchi del reparto.
    «Caporale! Vieni, vieni qui!» lo salutò il tenente Bianchini, quasi portandolo di peso al bancone.
    «Tenente» disse Verdini, lisciandosi i baffi «sergente maggiore… che cosa…»
    Un lampo di comprensione passò negli occhi del caporale.
    «No! No cazzo no!» Murrio fu lesto ad acchiappare il commilitone, forzandolo assieme al tenente sullo sgabello.
    Le altre due squadre di genieri balzarono in piedi, mentre il caporale cercava senza successo di fondersi col bancone.
    «Sii lontana dal mi’ core! A te veng’ co’ pensiero! Nulla bramo e nulla spero, che tenert’ qui accant’ a me!»
    Il coro stonato di quasi venti voci fece girare più di una testa, mentre il soldato Azzurri riprendeva tutto con una videocamera trovata chissà dove.
    Il caporale Verdini, dopo vari insulti alle loro madri, sorelle, mogli e parenti femminili assortite, balzò di scatto sullo sgabello, gridando a squarciagola il ritornello.
    Una fiumana di applausi investì il plotone, soprattutto dai Tiangtiani.
    Murrio gridò al barista di servire da bere, mentre Azzurri inquadrava Verdini che salutava la moglie, piangendo, e le prometteva che sarebbe tornato presto.
    Un soldato si infilò nell'inquadratura, provando a baciare il caporale tra le bestemmie e le risate del gruppo.
    «Siete molto allegri» disse un uomo accanto a Murrio. Lui si voltò, sorridendo per educazione al carrista di Pritio.
    Perché quella gente fosse così irritata con loro non lo capiva, e nemmeno voleva capirlo.
    «Già» rispose lui «è il suo anniversario, ha pure due figli, ma per il video del loro compleanno devi aspettare»
    Il carrista storse le labbra, la carnagione pallida dei Pritiani colorata di rosso alle guance; Murrio non sapeva se per il liquore o la rabbia.
    Tutti gli abitanti di quel pianeta erano alti, alcuni di una testa intera oltre gli Irlaviani, tutti con capelli scuri e occhi chiarissimi, cosa che lo metteva un po' a disagio.
    «Vuoi una birra anche tu? Oggi offre il maresciallo, anche se ancora non lo sa» disse Murrio, porgendo al carrista una bottiglia.
    L’altro fece una smorfia, sputando verso di lui ma riuscendo a sporcarsi la sua stessa tuta verde. Murrio evitò di ridere per miracolo.
    «Lo capite che questa è una guerra? Una guerra, idioti!» molti dei genieri nemmeno fecero caso a lui, cosa che lo fece irritare di più.
    «Si, grazie della spiegazione» il sergente maggiore gli tese di nuovo la birra «bevi o no?»
    Il carrista divenne color porpora, balbettò per qualche momento e poi riuscì a dire.
    «Che siete, delle reclute allegre?!» sbraitò così forte che perfino il resto degli Irlaviani lo notò.
    «Dici a noi?» chiese il tenente, venendo a mettersi dritto davanti al carrista.
    «Si! Voi che bevete, cantate, fate casino la notte! Questa è una caserma! Qui ci sono delle unità combattenti! Dei veterani che hanno visto la morte in faccia»
    «Primo, questo è un bar» disse Murrio, guadagnandosi un’occhiataccia sia dal carrista che dal tenente «poi, anche noi siamo un'unità combattente»
    «Hai idea di quanti mesi di servizio ho?» gridò il carrista, allungando una mano verso Murrio. Un terzetto di suoi commilitoni si alzarono e vennero a spalleggiarlo.
    «Che sei, un formaggio che ti misuri in mesi?» disse una voce tra i genieri. Murrio vide più di una mano serrarsi a pugno, o attorno a una bottiglia.
    Per fortuna, almeno i Tiangtiani si stavano facendo gli affari loro.
    «Ho sei mesi di servizio! Sei mesi!» urlò il carrista.
    Murrio si intromise, prima che qualcuno rispondesse.
    «Sei di stanza qui da sei mesi, o…»
    «Ho finito l'addestramento sei mesi fa!»
    Non ci fu modo di fermarli. Tutti i genieri scoppiarono a ridere, dando manate sui tavoli e quasi rotolandosi sul pavimento; il tenente riuscì a reggersi al bancone, ridendo fino alle lacrime.
    Murrio si morse la lingua a sangue, per non fare altrettanto.
    «Senti, non è cattiveria» disse al carrista «ma adesso tu torni al tuo tavolo, e ci lasci bere, va bene?»
    Il carrista strinse i denti, e uno dei suoi compari mise mano al coltello che portava alla cintura. I “veterani” Pritiani sollevarono i pugni, Murrio aveva già agito.
    Colpì con un calcio il ginocchio del tizio color porpora, rompendo la rotula; sprecando la bottiglia di birra, la infranse contro la faccia di quello alla sua destra.
    Il tizio con il coltello si ritrovò afferrato dal tenente, la testa sbattuta sul bancone fino a quando naso e legno non furono una cosa sola.
    «Tu? Controlliamo la stagionatura?» Murrio, indicando con il mozzicone di bottiglia l'ultimo carrista, lo fece scappare a gambe levate.
    I Tiangtiani non dissero nulla, anche se molti sussurravano e si scambiavano sguardi.
    «Barista! Un altro giro!» disse Murrio, buttando l’arma improvvisata su uno dei carristi che si contorcevano a terra doloranti
    «Rossini!» chiamò il tenente «lascia quella bottiglia, fila dal maresciallo; se gli fai gli occhi da cucciolo forse ci scampiamo la strigliata!»
    Il più giovane dei soldati venne buttato fuori dal bar a calci. Il ragazzo si lamentò, ma era l’ultimo arrivato.
    Murrio afferrò un’altra bottiglia, mentre Rossini, con i suoi tre anni di servizio, scontava il suo stato di recluta.

    Edited by DarkAngel.96 - 18/4/2024, 09:08
     
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    Cap V
    Irlaviani, tenente di vascello Bianchieri
    Nave da battaglia Eurobia
    107M42



    Il lord capitano stava finendo di controllare le mappe astrali.
    E Navio stava trattenendo l’ennesimo sbadiglio.
    Sembrava che i capitani della marina Pritiana dovessero ancora capire cosa fossero le astronavi.
    L’altra cosa che non approvava era come stava evolvendo la situazione.
    «Tenente Bianchieri» lo chiamò il lord capitano.
    «Mi dica, signore» anni di esercizio gli permisero di non stropicciarsi gli occhi.
    L’ufficiale sospirò, irritato.
    «Che ne dice?» chiese, premendo qualche tasto.
    La disposizione delle navi era segnata da piccole icone, verdi per gli alleati e rosse per i nemici, simboli bianchi segnalavano le navi del mechanicum e quella dell’Inquisitrice era una grossa icona nera.
    «Non vuole tutti i miei commenti» disse Navio. In confronto al lord capitano ne capiva poco, ma anche così notò una serie di follie nella posizione delle astronavi.
    Navi leggere a grappoli nella bassa atmosfera, corazzate schierate senza scorte; almeno i Tau avevano collocato il grosso delle loro unità attorno alle lune del pianeta, cosa che permetteva di tenerle sotto controllo.
    «Pare la gara a chi è più stupido» disse, quando il silenzio nella sala si fece troppo pesante.
    «Mai supporre che il nemico sia stupido» disse il lord capitano «fin quando non l’hai messo alla prova, pensa sempre che ci sia una trappola»
    «Sissignore» fece Navio. Il lord capitano Corvo non pareva dell’umore per scherzare, quindi era meglio omettere il suo soprannome.
    Il “Temporeggiatore” era famoso per essere uno degli ufficiali più cauti della Marina Irlaviana, ma era anche quello che aveva perso meno uomini in battaglia, un record molto confortante.
    «Signore, una chiamata per voi» fece l’operatrice vox, annunciando un lampeggiare di luci sulla plancia.
    Sugli schermi comparve la grossa “I” nera, simbolo dell’Inquisizione. Navio non poté trattenere un brivido; la sua brutta sensazione si fece più pressante.
    Corvo si aggiustò il colletto dell’uniforme blu, grattandosi rabbioso l’occhio bionico. La tensione nella sala era palpabile.
    «A schermo» disse il lord capitano, sedendosi con fare solenne sul trono di comando.
    L’immagine sfarfallò per qualche momento, con bande verdi e grigie che si sovrapponevano, poi la figura si stabilizzò. Anche dall’immagine, si capiva quanto fosse alto l’uomo dall’altra parte, al punto che Navio si domandò come potesse vivere in un’astronave.
    «Qui il Mastro di Guardia Fav’ha El’shan» disse l’uomo. Indossava un lungo mantello che gli copriva tutto il corpo, assieme ad una maschera nera e liscia sul volto e un velo azzurro che gli scendeva fino al collo. Navio non vide neppure il minimo lembo di pelle.
    Quello che vide, invece, fu il lord capitano Corvo che socchiudeva appena l’occhio.
    Parlare con un ufficiale inferiore era un modo velato di offendere, oppure voleva dire che dall’altra parte dello schermo c’era un ufficiale molto in alto nella catena di comando.
    Prendendo per buona la seconda ipotesi, Navio capì che, se aveva ragione, erano comandati da un ammiraglio o simile.
    «Qui il capitano Corvo della Euribia, confermo ricezione del messaggio e attendo il permesso di parlare con il vostro ufficiale in comando»
    Un sospiro di sollievo percorse il ponte della nave. Navio per primo aveva temuto in una risposta piccata.
    «Concesso» disse il Mastro di Guardia. Il tono di sufficienza portò Corvo a stritolare un bracciolo del trono di comando, e anche Navio decise che quell’ufficiale gli stava antipatico; sperò di non doverci parlare di persona.
    L’ufficiale in comando si palesò sul ponte. E tutta l’attenzione di Navio si spostò su di lei.
    La ragazza, con gli inconfondibili galloni da ufficiale sulla divisa immacolata, indossava il nero al posto del consueto bianco, segno che rispondeva direttamente all’Inquisizione.
    Per il tenente di vascello, era molto più interessante il fatto che fosse giovane, a metà della ventina al massimo, con un visino affilato e corti capelli rossi. Sperò vivamente non fosse merito di qualche strana chirurgia plastica, ma ne dubitava, altrimenti si sarebbe fatta rimuovere anche le tre sottili cicatrici che dall’occhio sinistro scendevamo lungo lo zigomo. Gli occhi azzurri ne tradivano l’ansia.
    Non riuscendo a nascondere del tutto un sorrisino, Navio pensò che quell’ufficiale così carina potesse far breccia perfino nel cuore di Corvo. Speranza vana.
    «Qui il lord capitano Remo Corvo, della Euribia» gracchiò, facendo onore al suo cognome.
    «Qui il commodoro Lotara Haurvatat della Gatha» balbettò in risposta la ragazza.
    Alzando gli occhi al cielo, Navio si domandò se fosse possibile trovare un nome facile da ricordare. Intanto, il silenzio andava allungandosi tra i due ufficiale.
    «Lord capitano, la lady inquisitrice Mainyu domanda il vostro ausilio nella forzatura del blocco attorno alla luna Idraxe III» la commodora si sforzò di suonare risoluta, drizzando la schiena e alzando la testa, cosa che diede al tenente, e a tutto il resto dell’equipaggio, l’impressione di un povero cadetto che parla con un superiore scorbutico.
    «Se… se è d’accordo, lord capitano, vorrei sentire se ha proposte in merito» aggiunse Haurvatat, quando Corvo rimase in silenzio.
    «Mappa» fece il lord capitano. Un attimo dopo, la luna Idraxe III era sul proiettore olografico.
    Sette navi leggere le orbitavano attorno, in due squadriglie, tre vascelli Tau a destra e quattro secessionisti a sinistra. Al centro, un incrociatore pesante classe Avenger si stagliava dritto sopra quello che pareva uno spazioporto.
    Con un colpo d’occhio, Navio capì le intenzioni di Corvo. Il tenente fece un rapido passo indietro; forse, se non l’avesse visto in plancia, ci avrebbe ripensato.
    «Come vede» iniziò Haurvatat «l’unico ostacolo è l’incrociatore secessionista, purtroppo la marina Pritiana non può dislocare navi simili al momento, e senza il vostro ausilio dovremmo attendere che gli scontri attorno a Idraxe II si concludano e…» la voce della ragazza andò scemando, quando si rese conto che il lord capitano non la stava ascoltando.
    «Che classe è la Gatha, commodoro?» domandò.
    Lo stava pensando. Navio ne era certo
    «Incrociatore leggero classe Dauntless» disse Haurvatat, di scatto.
    «La Euribia è un incrociatore Promethean, e il mechanicum che è con noi può fornire tre fregate Cobra. Sommandole alla vostra nave possiamo forzare il blocco» fece il lord capitano, parlando più da solo che con la sua, teorica, superiore «domando quattro ore per portarci in posizione, commodoro, e il permesso a ingaggiare una volta a tiro»
    Il commodoro Lotara Haurvatat, più che irritata per la totale mancanza di considerazione per il suo grado, parve sconvolta dalla richiesta.
    «Lord capitano… senza il supporto di almeno un altro incrociatore saremmo solo cinque navi contro forze superiori e più manovrabili, sarebbe un inutile spreco di vite; dovremmo attendere che i Pritiani ci raggiungano con almeno altre quattro fregate»
    «Il problema è l’Avenger, l’ha detto anche lei» Corvo annuì da solo, prima che Haurvatat potesse rispondere.
    Navio aveva finito il suo rosario al Dio Macchina, ma non servì a nulla.
    «Tenente Bianchini» chiamò il lord capitano Corvo «maiale!»
    Lui morse una bestemmia, il commodoro Haurvatat divenne color carota.
    «Cosa?! Perché? Che sta facendo?! Lord capitano, che succede?» la pacata ragazza in uniforme nera gli rivolse uno sguardo di puro disgusto.
    «Ricevuto signore, maiale confermato» fece Navio, sorpreso di essere ancora vivo dopo l’occhiataccia.
    Il lord capitano salutò il commodoro, chiudendo la comunicazione prima che il suo sguardo assassino mietesse davvero vittime.
    Congedato con un cenno del capo, Navio si avviò a radunare le squadre d’abbordaggio.

    Edited by DarkAngel.96 - 18/4/2024, 09:10
     
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    La base dell’esercito Imperiale era molto vicina a una città, cosa che fece la felicità del battaglione.

    Un fulgido esempio del più alto valore imperiale come dettato dall'Esaltante, Democratico Manuale della Guardia Imperiale circa il combattere gli avversi, sovversivi, socialisti, etno-collettivisti, anti-democratici, anti-plutocratici, anti-libertà T'au.
    -Le loro deboli armi non sono in grado di prendere di mira i civili perché operano un barbarico distinguo...-
    Cioè, la presenza della Guardia Imperiale, bastione e ULTIMA LINEA OFFENSIVA dell'Imperivm, solleverà il morale della popolazione civile e gli permetterà di ammirare il frutto delle sue tasse durante le Sufficientemente Lunghe Pause-Pranzo.

    CITAZIONE
    Come gli altri, anche lui aveva odiato dover passare da una guerra a un’altra

    La sua mancanza d'Imperialissima Dedizione alla Causa della Libertà, della Prosperità e della Controllata, Oligarchica Democrazia come voluta dall'assoluto Dio-Imperatore è insopportabile.
    Consegnate questo individuo per i prossimi 6758 anni.
    Non ti lamenti del passare da una guerra all'altra ma saluti la gloriosa bandiera imperiale e chiedi se in serbo ce ne sia un'altra!

    CITAZIONE
    era che rinforzi e rimpiazzi erano facili da ottenere.

    Legit.

    CITAZIONE
    Il battaglione genieri aveva perso pochi uomini, grazie all’essere stati lontani

    all'essere stato lontano*
    Non sono i genieri ad essere stati lontani, ma il battaglione dei genieri. Il gruppo, che è singolare e quindi vuole l'accordo delle altre parti.

    CITAZIONE
    ma i granatieri erano a metà dell’organico.

    Il Primo Signore Militante lord Arer Vendas: Notevole.
    Strahil Anastislav Der Magyar, Tetrarca di Spathian e Superior Thagmatikòn del Primo Signore Militante: Cos'è, sono inciampati sui loro lacci, finendo a piantarsi di faccia su di un tappeto di baionette?
    Lord Arer Vendas: Non essere così severo con loro. Più probabilmente si trattava di sassi.

    CITAZIONE
    In teoria, quella non era la loro guerra

    Che debolezza di spirito! Ogni guerra all'interno e all'esterno dei Sacri e Democratici confini dell'Imperivm è la guerra di tutti gli abitanti dell'Imperivm!

    "Steadfast support
    of our regime
    Is how Hvmankind will reign supreme!"


    CITAZIONE
    Alla fine, almeno per il momento, erano passati dal festeggiare la vittoria a bordo di una nave, a far baldoria su un pianeta.

    E intanto Saguntus XIV brucia!111!

    CITAZIONE
    e tutti gli Irlavinani dovevano ancora capire perché.

    Non le più brillanti e sveglie menti d'Irlavia, mi dicono.

    CITAZIONE
    Murrio gridò al barista di servire da bere, mentre Azzurri inquadrava Verdini che salutava la moglie, piangendo, e le prometteva che sarebbe tornato presto.

    Verdini non tornerà a casa.

    CITAZIONE
    «Già» rispose lui «è il suo anniversario, ha pure due figli, ma per il video del loro compleanno devi aspettare»

    Lo stesso vale per il punto di chiusa a questo dialogo.

    CITAZIONE
    L’altro fece una smorfia, sputando verso di lui ma riuscendo a sporcarsi la sua stessa tuta verde. Murrio evitò di ridere per miracolo.

    Se quelle sopra non sono le menti migliori d'Irlavia, questi non sono esattamente il più eccelso export di Pritio.
    Non sembrano, infatti, chicchi di riso soffiato.

    CITAZIONE
    «Si! Voi che bevete, cantate, fate casino la notte! Questa è una caserma! Qui ci sono delle unità combattenti! Dei veterani che hanno visto la morte in faccia»

    E che hanno sacrificato anche il punto di chiusa di questo dialogo!
    07 07 07 07

    CITAZIONE
    Colpì con un calcio il ginocchio del tizio color porpora, rompendo la rotula

    In teoria ha aggredito uno che non aveva ancora manifestato intenzioni ostili, ignorando quello che aveva il coltello in mano, e l'ha paralizzato togliendo all'organico (dell'Imperatore) un soldato in salute e capace di servire (l'Imperatore)
    Il tutto per una situazione che poteva essere disinnescata senza arrivare alle mani, e con poca considerazione degli irlaviani per i Pritiani.
    Insomma, è quel casus per cui se ci fosse un incidente di fuoco amico da parte dei pritiani sugli irlaviani, direi che è stata saldata e i secondi devono anche ritenersi un po' fortunati che non si procede ad indagare meglio la disciplina claudicante all'interno dell'unità.

    CITAZIONE
    Murrio afferrò un’altra bottiglia, mentre Rossini, con i suoi tre anni di servizio, scontava il suo stato di recluta.

    Tre anni di servizio ed essere ancora recluta sono meno guarda quanto sono skillati e più "quanto è inconcludente se dopo tre anni è detto ancora recluta", occhio!
    La Guardia Imperiale ha, per forza di cose, un turn-over che può essere altissimo e sei una recluta, di solito, giusto il tempo che la nave ti porta dal tuo pianeta d'origine al primo teatro bellico. Che poi questo sia spesso qualcosa di stupido, piuttosto che un ragnarok all'ultimo sangue, è un discorso diverso.
    Tre anni ed essere detto recluta è oltre il farraginoso!
     
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    Devo aver reso male io l'ultimo punto: Rossini è una "recluta" nel senso che è l'ultimo arrivato nell'unità, e quindi viene ancora trattato come il "ragazzino tuttofare" dai più anziani
    L'idea era solo che i Pritiani si definiscono "soldati esperti" dopo aver terminato il corso d'addestramento, mentre i reparti Irlaviani hanno già anni di esperienza sul campo alle spalle
     
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    Ma in tre anni non hanno mai introdotto nuovi soldati nei ranghi?
     
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    Non per questa unità: Rossini fa parte dell’ultima infornata di reclute, e visto che hanno subito perdite minime durante l’ultima spedizione non si sono richiesti rimpiazzi
    Va bene che hanno più navigatores che neuroni, ma fare un viaggio warp per portare tre soldati è troppo pure per loro XD (i granatieri dipendono dal re, quindi è lui che si occupa di rimpolparne i ranghi)

    Comunque, aspetto i commenti al prossimo pezzo, spero l’anticipazione si colga ma senza rovinare troppo
     
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    I soldati pritiani hanno il "vantaggio" che i loro sei mesi sono stati di effettiva azione, praticamente a ridosso di casa, contro una forza analoga a loro in armamenti e tattiche + una superiore.

    Onestamente, potrebbero benissimo essere più navigati degli Irlaviani ora come ora, in special modo se nell'ultima operazione gli Irlaviani hanno fatto da glorificate sentinelle ai genieri e agli Astartes.

    Capisco siano i protagonisti, e infatti le mie sono osservazioni a latere, ma diciamo che, se dovessi, forse punterei più sui pritiani che non sugli Irlaviani 🤣

    Arrivo anche all'altro pezzo, sono impegnato a scrivere anche il mio quindi divido le attenzioni
     
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    Per i reggimenti in prima linea hai ragione, così come l'ultima operazione dei genieri è stata molto lontano da una prima linea
    Di sono comunque genieri con sette/otto anni di servizio (vedi il geniere con moglie e figli nel pezzo) e la maggioranza che ha cinque anni di servizio (tutti in teatri di guerra più o meno impegnativi)
    Il pritiano che parla qui, però, ha letteralmente finito l'addestramento da sei mesi, e in prima linea, anzi in generale in combattimento, non c'è mai stato; fa parte di reggimenti reclutati in maniera veloce in vista di una nuova offensiva, assieme ai reggimenti di Tiangtiani rimasti in riserva finora, alcune compagnie di space marine appena arrivate e una parte del reggimento personale dell'inquisitrice dislocato per aggiungere un minimo di veterani al tutto
     
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    Cap VI
    Irlaviani, sergente maggiore Verdelli
    Pritio Bis, campo militare
    107M42



    La strigliata era arrivata.
    Se lo aspettavano, ma era comunque una scocciatura. Oltre alla sfuriata di un maggiore basso e paffuto, che a Murrio ricordava uno topo obeso, si era aggiunto il confino fino a nuovo ordine.
    Visto che dovevano spostarsi al fronte tra tre giorni, Murrio non si aspettava nuove visite al bar.
    I Pritiani avevano gongolato mentre il loro ufficiale puniva il plotone, cementando l’idea di bambini che godono mentre il maestro rimprovera dei compagni di classe.
    Il maresciallo Sidonia, in ogni caso, aveva promesso di levare personalmente la pelle a chiunque fosse stato trovato fuori dalla camerata.
    Quello li aveva tenuti dentro.
    Murrio, benedetto dall’avere una camera singola, si stava annoiando.
    Era là dentro da solo un giorno, e già aveva esaurito tutto ciò che poteva fare. Aveva recuperato il sonno perso, aveva provato a leggere qualcosa, aveva perso a carte con il tenente Bianchini.
    Scartoffie varie non ce n’erano, tutte quelle necessarie erano già state firmate, controfirmate e date agli Astropati perché fossero inoltrate.
    Steso sulla branda, Murrio si stava limitando da ore a fissare il soffitto, provando a immmaginare come far crollare quella struttura.
    Il motto dei genieri era “si può spaccare”, e un passatempo comune al reparto era immaginare come demolire edifici nemici.
    Aveva già preso in considerazione le cariche esplosive, l’indebolimento delle strutture portanti, e stava iniziando a elaborare come rimuovere le pareti esterne mantenendo il corpo centrale intatto. Era un gioco noioso, sopratutto da soli, ma l’alternativa era fissare il soffitto e basta.
    Quella situazione gli stava ricordando quando, da bambino, le tutrici dell’orfanotrofio lo sbattevano in punizione.
    Se lo trovava stupido a sei anni, a ventitré Murrio non aveva ancora cambiato idea.
    Il pensiero della struttura gli scacciò un po’ la noia.
    Lasciò vagare la mente in qualche ricordo veloce; la colta sorella Aquilia, con le sue interminabili storie su santi e martiri del Credo Imperiale, e le sue infinite litigate con la tecnoprete Gellia sul Culto Mechanicus. Murrio adorava mettere zizzania tra le due, anche se spesso voleva dire una punizione doppia.
    Ricordò anche la tutrice Nona, bassa, grassa, più larga che alta, e sempre disposta a farlo nascondere in cucina quando fuggiva da qualche marachella.
    Il pensiero gli finì al vecchio Ulpio. Da bambino gli aveva sempre fatto paura, con tutte le sue protesi cibernetiche che spuntavano da sotto la tunica grigia, ma ricordava anche i suoi sermoni appassionati sul Dio Macchina, sull’Omnissiah incarnata dall’Imperatore, sulla Forza Motrice che anima tutto.
    Sospirando, Murrio tirò fuori dalla maglia un piccolo pendente, una catenina di ferro con legato il teschio del mechanicus, metà umano e metà macchina. Glielo aveva dato Ulpio quando si era arruolato, come portafortuna; in cinque anni aveva fatto bene il suo lavoro.
    Notando un alone di sporco sul ciondolo, il sergente maggiore si accorse anche di un certo odore che veniva da sé stesso.
    Tra festeggiamenti e spostamenti, forse era una settimana intera che non faceva una doccia.
    Visto che sarebbero stati trasferiti al fronte presto, tanto valeva approfittarne.
    Murrio si diresse al bagno, togliendosi velocemente i vestiti. Con lo specchio, controllò cosa cinque anni di servizio gli avevano lasciato.
    Sul fisico asciutto spiccava una bruciatura larga un palmo, che dalla base risaliva fino a metà del collo; una linea chiara, a destra appena sopra la vita, gli rammentava uno scambio di opinioni con un cultista su un qualche mondo dimenticato. Sarebbe potuta andare molto peggio.
    Rossini, il caporale della seconda squadra del secondo plotone, aveva un occhio bionico da due anni; Celestini, sergente della prima squadra, si era visto sostituire una mano. In confronto a loro, Murrio si riteneva molto fortunato ad avere solo qualche cicatrice.
    Sotto il getto d’acqua calda, il sergente iniziò a sentire i muscoli che si scioglievano, e anche qualche altra ora di sonno arretrato che si ripresentava.
    Chiusa l’acqua, Murrio si strinse rapido un asciugamano attorno ai fianchi, mentre cercava delle mutande pulite.
    Qualcuno bussò alla porta.
    «Avanti» disse Murrio, aspettandosi una qualche staffetta con l’ennesima richiesta da soldati annoiati.
    Quando nessuno rispose, si voltò verso la porta, litigando con l’asciugamano per infilarsi la biancheria. Non c’era una staffetta.
    Una Tiangtiana, con occhi e bocca spalancati, stava sulla soglia, sbattendo le palpebre ad una velocità incredibile.
    «Serve qualcosa?» chiese Murrio, mascherando il proprio imbarazzo con un sorriso di circostanza.
    Valutò come arrivare ai pantaloni, senza che la ragazza se ne accorgesse.
    Lei balbettò qualcosa, in una lingua che lui non capiva.
    «Scusami, parli gotico?»
    Lei annuì, mentre cercava un punto dove guardare. Murrio riconobbe che non era facile.
    La stanza era piccola, con una branda sul lato sinistro, con i suoi vestiti sopra e lui mezzo nudo accanto, e una scrivania sul lato destro, piena di carte e appunti vari.
    Quello attirò lo sguardo della ragazza, con la faccia color porpora.
    «Io… il mio xi mi ha chiesto di portare queste carte al vostro chufen… e lui mi ha detto di venire qui; mi chiamo Zunyan Ren Shen, sono una wu del 289º della Venerabile Tiang, battaglione li, squadra qian, sezione yang» la ragazza si avvicinò alla scrivania, cercando disperatamente qualcosa dove posare lo sguardo.
    Lui, che non aveva capito una parola, si schiarì la voce.
    «Ecco… piacere, Murrio Verdelli, sergente maggiore; Zunyan, giusto? non ho capito bene il resto» disse, avvicinandosi di un timoroso passo alla ragazza.
    Quando quella sussultò, Murrio tornò rapido verso il letto.
    L’aveva a malapena vista in faccia, e poiché si ostinava a non girarsi verso di lui, il sergente poté solo guardare la sua lunga coda di cavallo, un sottile nastro d’ebano che le scendeva fino a metà schiena. Indossava una semplice tunica color bronzo, che le arrivava a metà ginocchio, e alti stivali neri al di sotto.
    «Lo xi… voi come lo chiamate? È quello che comanda un’unità, un’unità piccola» disse la ragazza. Murrio stava infilando i pantaloni.
    «Un… sergente?» disse, con poca convinzione. Ci mancavano solo gli indovinelli linguistici.
    «Si! Un sergente!» la ragazza si girò verso di lui, ma solo per dargli le spalle dopo essere arrossita di nuovo «potresti vestirti, per favore?»
    «Ho i pantaloni» disse lui.
    «È sconveniente stare a torso nudo!» ribatté la ragazza. Murrio, in quel momento, decise che non avrebbe indossato la maglia.
    «Va bene; perché il tuo sergente ti ha mandato qui?» chiese, volendo finire in fretta quella conversazione. La ragazza ci mise qualche momento a rispondere.
    «Dopodomani andremo in prima linea, e siamo stati dislocati assieme a voi» iniziò, scegliendo con cura le parole «e… e volevo conoscere un po’ la tua gente; mi interessano gli abitanti degli altri pianeti»
    «Capito» disse Murrio, che in effetti condivideva quella curiosità. Non capiva perché il maresciallo l’avesse mandata da lui, ma ormai era lì.
    Il sergente decise di divertirsi un po’.
    «Beh… devi sapere che su Irlava giriamo spesso a petto nudo» vide l’altra sussultare all’ultima parola, e dovette trattenere una risata «hai qualche domanda particolare?»
    Zunyan parve pensarci a fondo.
    «Voi avete molte canzoni, vero? Quella che cantavate quando siete arrivati, come fa?»
    Murrio non ricordava affatto a quale si riferisse.
    «Ne abbiamo tantissime, ti ricordi come iniziava?»
    L’altra scosse la testa.
    «Beh… posso insegnartene un’altra se vuoi»
    «Ah si! Grazie!» di nuovo, Zunyan si voltò a guardarlo. E di nuovo si girò di scatto, arrossendo di nuovo.
    Stavolta, Murrio ridacchiò.
    «Non fa ridere!» disse la ragazza, aggiungendo qualcosa nella sua lingua.
    «Va bene, scusa» disse il sergente «allora, che canzone vuoi imparare?»
    «Mi… mi piacciono le canzoni per bambini» rispose Zunyan. Quella richiesta mandò Murrio in confusione, perché era una delle lacune del loro repertorio.
    «Beh, sul momento non me ne vengono, scusa» rispose, davvero dispiaciuto. Si sentì ancora peggio, quando le spalle della ragazza segnalarono la sua delusione.
    Andò rapido alla ricerca di qualcosa da dire
    «Però… so a chi chiedere! Sì, se ripassi ti posso far sentire qualcosa!» Verdini, ma anche Celestelli e Rossacchi, avevano dei figli. Avrebbe chiesto a loro di intonare qualcosa.
    Intanto, Zunyan aveva preso un foglio dalla scrivania.
    «Scrivi poesie?» chiese. Stavolta fu Murrio ad avvampare. Stava capendo cosa balbettare, quando la porta si aprì per la seconda volta.
    «Zunyan! Sei qui? Il wushi dice che sei qua! Che fai?» un’altra ragazza Tiangtiana entrò nella stanza, urlando a squarciagola.
    In altre circostanze, Murrio si sarebbe ritenuto contento, ma in quella iniziava a percepire molto più imbarazzo che interesse.
    «Ho interrotto qualcosa?» chiese la nuova arrivata, sorridendo sorniona con la testa inclinata. Murrio non fece in tempo a rispondere, Zunyan marciò rapidissima verso l’altra ragazza, afferrandola per un polso e correndo via.
    Le sue parole si persero assieme ai suoi passi nel corridoio.
    Dalla camerata del secondo plotone, Rossini mise il naso fuori.
    «Una parola, e smini per sei mesi» gli disse Murrio, quando il ragazzo aprì bocca.
    Rossini rientrò lesto in camerata.

    Ultimo pezzo prima di passare davvero al nocciolo dell'azione e della storia
     
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    Il lord capitano stava finendo di controllare le mappe astrali.
    E Navio stava trattenendo l’ennesimo sbadiglio.

    Qui il punto di separazione, davvero, non ti serve a molto. Le mappe astrali. E Navio, ecc ecc. Continua pure sullo stesso rigo, senza staccare.

    CITAZIONE
    Sembrava che i capitani della marina Pritiana dovessero ancora capire cosa fossero le astronavi.

    Il Primo Signore Militante lord Arer Vendas: Per quale motivo non mi sovviene d'essere particolarmente sorpreso da questo sviluppo, Strahil?
    Strahil Anastislav Der Magyar, Tetrarca di Spathian e Superior Thagmatikòn del Primo Signore Militante: Può darsi che sia per il loro essere un dimenticato e dimenticabile atollo nella Frangia Orientale che spunta su tre mappe in totale? Una delle quali, peraltro, sembra essere un sunto d'import e di export riportato dalla... Weatherby Savings and Loans.
    Il Primo Signore Militante lord Arer Vendas: Ah, ancora loro. Massimo disprezzo, Strahil!

    CITAZIONE
    L’ufficiale sospirò, irritato.
    «Che ne dice?» chiese, premendo qualche tasto.

    Non ti serve andare a capo, qui.

    CITAZIONE
    Navi leggere a grappoli nella bassa atmosfera, corazzate schierate senza scorte; almeno i Tau avevano collocato il grosso delle loro unità attorno alle lune del pianeta, cosa che permetteva di tenerle sotto controllo.

    Chi ha curato la disposizione di questa flotta? Ha bloccato le navi leggere in un pozzo gravitazionale dal quale devono uscire, lasciato le corazzate scoperte e non c'è uno schermo d'intercettori a difenderle.

    CITAZIONE
    Il “Temporeggiatore” era famoso per essere uno degli ufficiali più cauti della Marina Irlaviana, ma era anche quello che aveva perso meno uomini in battaglia, un record molto confortante.

    Ah, il celebre Cuntactor.

    CITAZIONE
    La tensione nella sala era palpabile.

    Mostra, non dire.

    CITAZIONE
    Parlare con un ufficiale inferiore era un modo velato di offendere, oppure voleva dire che dall’altra parte dello schermo c’era un ufficiale molto in alto nella catena di comando.

    Propendo per la prima ipotesi, piuttosto che per la seconda. Non credo che rear Admiral Iamon Thephone sia presente.

    CITAZIONE
    Gli occhi azzurri ne tradivano l’ansia.

    ... ed è in comando di una nave?

    CITAZIONE
    «Qui il commodoro Lotara Haurvatat della Gatha» balbettò in risposta la ragazza.

    Non può essere un commodoro se comanda un solo vascello. Un solo vascello è competenza di un comandante di vascello o di un capitano; un commodoro comanda una squadrone o una flottiglia, ma non una flotta.

    CITAZIONE
    la commodora si sforzò di suonare risoluta, drizzando la schiena e alzando la testa, cosa che diede al tenente, e a tutto il resto dell’equipaggio, l’impressione di un povero cadetto che parla con un superiore scorbutico.

    Chi ha preso un allieva sottufficiale e l'ha messa in comando di una Dauntless, scusate?

    CITAZIONE
    «Incrociatore leggero classe Dauntless» disse Haurvatat, di scatto.

    Che se usato con un modicum di decenza è assolutamente in grado di pigliare a pugni le corazzate dei T'au e incenerire un continente. La Dauntless è una nave seria, chi ci ha messo questa campagnola al timone?

    CITAZIONE
    domanda

    Richiede cortesemente.
    Che poi sia davvero un ordine più che una richiesta, è un dettaglio. Ma diciamo che l'Inquisizione usa le maniere migliori con l'Imperial Navy, essendo quella gente che può... farsi partire un colpo per errore, ecco.

    CITAZIONE
    «Lord capitano… senza il supporto di almeno un altro incrociatore saremmo solo cinque navi contro forze superiori e più manovrabili, sarebbe un inutile spreco di vite; dovremmo attendere che i Pritiani ci raggiungano con almeno altre quattro fregate»

    E con un punto.
    E comunque avete il vantaggio delle Lance di prua. Avete gittata superiore e distanza; potreste già cominciare a dare fastidio sparando qualche colpo per esortare i T'au a spostarsi.

    CITAZIONE
    «Tenente Bianchini» chiamò il lord capitano Corvo «maiale!»

    Ah, sì. Ad almeno quattro ore di distanza, senza uno schermo di siluri per coprirlo, sopra un pozzo gravitazionale e dentro un'orbita lunare. Quindi... tirano driitti, sperando che i t'au siano ciechi, non abbiano nessun tipo di screening o intercettore in giro e non colgano delle tracce termiche in movimento verso di loro.

    Ma fare un micro-jump alle loro spalle, cosa che loro non possono fare, e fare un aggiramento a squalo, lanciare i maiali e poi teleportarsi di nuovo indietro era brutto?


    Ad latere


    Perché chiudere la comunicazione in maniera così cafona? Nel senso, è una comunicazione ufficiale tra due vascelli, non si mette giù come se fosse una telefonata. Al di là della mancanza di rispetto per l'altra parte, che è pure dell'Inquisizione, è una frattura del protocollo di comunicazione tra nave e nave.


    Ma ciò detto, perché tenere questo briefing a distanza, su canali che possono essere intercettati e decifrati? Se ci fossero stati orki dall'altra parte, ok forse ci stava, ma ci sono T'au con alleati umani.
    Non solo sanno la lingua, ma sanno che canali usi,come criptare e decriptare e hanno le strumentazioni per cogliere che ti stai parlando

    Spero non fossero attenti, altrimenti potrebbero sapere tutto il piano

    Edited by dany the writer - 26/4/2024, 13:07
     
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    Per Lotara: la ragazza ha la sua bella dose di problemi e traumi passati, e sintetizzo solo dicendo che è nell'ultimo posto dove vorrebbe essere; di fatto è lì perché la lady inquisitrice vuole che sia lì, ma il suo equipaggio non la approva, non la rispetta e ne esegue gli ordini principalmente perché l'inquisitrice, leggasi "profetessa messianica del Dio Imperatore", ha detto loro di farlo. Per il suo grado: la flotta "inquisitoria" ha altre due navi, anche se non vengono menzionate esistono, e al momento sono dislocate in supporto all'assalto di un'altra luna; ma visto che la lady inquisitrice ha deciso che adesso vuole scendere su Idraxe III ed ha colto la palla al balzo ora che irlaviani e mechanicus sono arrivati; perché questa fretta? Perché alla lady inquisitrice interessa la luna, e certo non spiega i suoi piani al primo lord capitano che passa, anche Lotara ne conosco solo il minimo indispensabile per fare il suo lavoro, così come tutti quelli sulla nave. Il seguito dell'inquisitrice ne sa qualcosa di più, ma appariranno dopo
    Ps: a essere onesti Lotara avrà i suoi momenti alla "Lotara Sarrin", datele il tempo di scendere a terra

    Non ne so molto delle navi imperiali e della marina in generale, anzi anche misure e tempistiche sono espresse in modo molto approssimativo, e non ho molte idee di dove andare a cercare informazioni più precise. Alla fine solo questo e il prossimo di Navio saranno ambientati nello spazio, poi si scende a terra e si va avanti da lì, per la gioia di tutti (Navio escluso)

    Per la chiusura della comunicazione: ho volutamente stretto sulla parte di Corvo che spiega cosa sia un "maiale", sui saluti formali tra i due e simili, non erano strettamente necessari al pezzo e avrebbero solo allungato senza aggiungere nulla
     
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    La strigliata era arrivata.

    Era anche ora! ^_^

    CITAZIONE
    Oltre alla sfuriata di un maggiore basso e paffuto

    Hanno scomodato addirittura un maggiore! Bastava un capitano e un attaché disciplinare, tipo il commissario che continua a bere al bere invece di fare il suo lavoro! Mangiapane a tradimento u.u

    CITAZIONE
    I Pritiani avevano gongolato mentre il loro ufficiale puniva il plotone

    Onestamente? Assolutamente legittimo. Gli Irlaviani sono andati in eccesso, quando la situazione era ancora disinnescabile con un po' di tatto, ricordandosi che non sono gli stellini speciali della Galassia e, se si doveva venire alle mani, che debilitare tanti soldati amici è un danno che viene a loro stessi.

    CITAZIONE
    Il maresciallo Sidonia, in ogni caso, aveva promesso di levare personalmente la pelle a chiunque fosse stato trovato fuori dalla camerata.

    Beh, qualcosa è meglio di niente, ma confino per una rissa che ha danneggiato un bar e un reparto amico, in zona di guerra? Ci sono punizioni più fantasiose di questa, tipo scavare una trincea e riempirla subito dopo, per poi ricominciare da capo. Ti tiene in attività, ma senza impigrirti. Vabbe', ripeto; qualcosa è meglio di niente, dai. Si vede che non sono passati per le mani del buon vecchio sergente Archeius Dorn'An...

    *dissolvenza in bianco e nero*
    Più per caso che per sua decisione, il sottonente Ciosini era scampato al confine imposto da Sidonia. Quando la punizione era stata assegnata, infatti, Ciosini si trovava in una rimessa per veicoli non troppo lontana, intento a discutere con un tecno-prete circa una modifica non propriamente ortodossa che i suoi ragazzi avevano fatto ad un parafango.
    Da lontano aveva sentito la strigliata cogliendo che, forse, sarebbe stata una buona idea far perdere le proprie tracce nella maniera più pulita, nitida e soprattutto veloce possibile. Così, congedatosi dal suo discorso con il machinomante, aveva preso un cappellino da inserviente tecnico e s'era incamminato verso nord-est, lungo un percorso pedonale che tagliava attraverso una delle piste d'aero-ancoraggio. Dopo alcuni minuti di camminata, si rese conto che si era allontanato un po' troppo.
    Ora, infatti, si trovava presso un hangar. Dirimpettaio allo stesso c'erano alcune caserme pre-fabbricate, con annessi loculi-ufficio. Magari, pensò, una aveva un distributore di bibite o qualcosa del genere. Si approcciò alla prima porta e tentò la sorte con la maniglia, trovandola sbloccata.
    Aprì senza alcun indugio.
    All'interno del loculo, preso dallo scartabellare delle documentazioni con il suo cogitator, c'era un massiccio figuro, bardato con quella che gli pareva una bruttina, incestuosa figliastra tra una tuta spaziale, un'armatura potenziata e una suit da lavori in atmosfera pesante. Il fischio di servos ausiliari e semi-pistoni arrivò subito dopo, quando la figura gli gettò un'occhiata da sopra le spalle.
    "Benvenuto a Campvs Navarrius! Quindi, tu sei il nuovo rimpiaz..." cominciò l'uomo, la cui voce era marcata da un fortissimo, netto accento gladiano. SI fermò subito e Ciosini poté giurare che, dietro l'elmetto integrale, egli stesse aggrottando la fronte.
    Un cigolio di servo-sistemi ruzzolò addosso alla porta, contemporaneo al sottufficiale gladiano che si appoggiava con le nocche al tavolo. Presso il bordo interno c'erano dei consunti, scavati solchi non più larghi d'un dito ciascuno. "Soldato, dov'è la tua armatura potenziata?!"
    "Uhm, io non ne ho una..." rispose Ciosini, facendo per prendere la porta e uscire.
    "Non ne hai una?" ringhiò il gladiano. Era un sergente maggiore, a guardare i gradi incisi sugli spallacci. Oppure un sergente veterano, o qualcosa di quella risma. I gradi variavano sempre e potevano dire qualsiasi cosa, lì nella Guardia Imperiale. "E ti aspetti che io ti creda, larva?!"
    "Ma..."
    Il sergente gladiano affondò in avanti con l'indice, pungendogli lo sterno. "La verità è, TU HAI PERSO un'inestimabile unità d'equipaggiamento fornito dal Munitorum!"
    Ma di cosa stava blaterando, adesso?
    "Quell'armatura...", continuò il gladiano. La sua voce già amplificata elettronicamente era salita di almeno sei ottave. "La ripagherai per intero con il tuo salario! E rimarrai in questo MASCHIO SVO ESERCITO per i prossimi... CINQUECENTOH-EH-DIECIH ANNIH!"
    Ciosini alzò un dito per intervenire, ma il sergente gladiano lo ignorò, continuando a strigliarlo. "Che è quanto tempo ti servirà per rimborsare all'Astra Militarvm di Gladius il set completo d'una armatura potenziata Juggernaut-Pattern Mk-3 da combattimento!"
    "Io credo che lei abbia sbagl..."
    "Scatta all'Arsenal Minor", gli comandò il sottufficiale, "e fatti assegnare seduta stante una nuova armatura, quindi torna qui e fai rapporto! Congedato!"
    Forse dovuto alla forza con cui gli era stato urlato quel comando, Ciosini si ritrovò ben presto fuori dal loculo e diretto verso un posto del quale non sapeva né l'ubicazione, e anche solo cinque minuti prima l'esistenza. Lo trovò comunque e lì, senza fare domande, un paio di ausiliari gli pasticciarono addosso un'armatura potenziata pressoché identica a quella dell'ufficiale che gli aveva urlato contro.
    Ancora confuso, Ciosini si ritrovò di nuovo davanti a quel sottufficiale dalla voce morbida quanto una cascata di granito.
    "Eccellente!", sbraitò lui. "Ora sembri un soldato. E io ti darò una rara opportunità! Fingerò di non averti mai visto e ricominceremo tutto da capo. Benvenuto a Camp Navarrius! Quindi, tu sei il nuovo rimpiazzo."
    "Uhm... credo?"
    "Credi?! Se dico che sei il nuovo rimpiazzo, larva, tu sei il nuovo rimpiazzo!"
    "Sì, signore!"
    "NON SONO UN SIGNORE!" sbraitò il sergente veterano. L'onda d'urto della sua voce scosse le pareti come un uragano classe F7. "Io lavoro per guadagnarmi da vivere, menomato psichico! Per te sono Sergente Veterano Maggiore Prima Classe di Prima Classe di Prima Classe Archius Dorn'An! Mi chiamerai sergente, o Sergente Dorn'an! Hai capito, menomato?"
    "Uh, sì sarge..."
    Dorn'an s'inclinò come un pendolo. "Se tu mi piacessi, larva, allora potresti chiamarmi sarge. Ma guarda un po', NON MI PIACI! Ora procedi a triplo regime verso l'hangar, dove starai di guardia! E per l'Imperatore-Dio, farai un lavoro eccellente! Congedato!"

    Mezz'ora dopo, Ciosini era di guardia all'hangar. A cosa stesse facendo la sentinella non gli era chiaro, pareva un brutto elicottero obeso, ma a quel punto era il caso di non porsi domande.
    "Mmh, mi chiedo se abbiano un distributore d'Imperial-Cola da queste parti...", si disse tra sé e sé, prima di allontanarsi verso una caserma adiacente. Non aveva lasciato l'ingresso dell'hangar da più di cinque secondi quando Dorn'an gli piombò davanti.
    "Soldato! Cosa stai facendo?!"
    "Io..."
    "Ritorna di piantone all'hangar! Regime triplo, ora!"
    "Sì, sergente!" rispose Ciosini, scattando sull'attenti. Non avendo dimestichezza con l'armatura che gli si era stata fornita, il suo saluto si tramutò in un colpo del braccio contro la calotta frontale dell'elmetto. Il rinculo lo proiettò a terra, crepando l'asfalto.
    "Ma che bello", mormorò Dorn'an. "Mi hanno spedito uno dei Bisogni Speciali."
    "Una piccola mano, qui?"
    "Va bene, soldato! Userò parole piccole e semplici per farmi capire, OK?"
    Cosa voleva dire OK?
    "Starai di guardia qui", disse Dorn'an dopo averlo trascinato di nuovo davanti all'hangar. "E non lascerai questo posto, cioè qui, finché non sarà venuto qualcuno a darti il cambio."
    Tornando in piedi con un colpo di reni, Ciosini scrollò le spalle. "Chiaro. A cosa sto facendo la guardia, esattamente?"
    Le lenti dell'elmetto di Dorn'An si tinsero di rosso laser. "Menomato psichico! Non sta a te fare domande, soldato! Se ti dico di fare la guardia, tu fai la guardia! Se ti dico di saltare a piè pari, tu salti a piè pari! Se ti dico di morire per il tuo Imperivm, allora tu farai del tuo meglio per morire per il tuo Imperivm! Mi sono spiegato?! Congedato!"
    Pochi minuti dopo, Ciosini era di nuovo di guardia.

    41852470-1559564681


    CITAZIONE
    «Ho i pantaloni» disse lui.

    Da lontano, un sempre più furibondo sergente Archius Dorn'An: "Soldato, dov'è la tua uniforme?!"

    CITAZIONE
    «Io… il mio xi mi ha chiesto di portare queste carte al vostro chufen… e lui mi ha detto di venire qui; mi chiamo Zunyan Ren Shen, sono una wu del 289º della Venerabile Tiang, battaglione li, squadra qian, sezione yang»

    Il Primo Signore Militante lord Arer Vendas: Non le hanno insegnato a usare i riferimenti dell'Esaltante Manuale per svolgere questi lavori? Come può presumere che questo zotico possa capirla se usa le sue definizioni?
    Strahil Anastislav Der Magyar, Tetrarca di Spathian e Superior Thagmatikòn del Primo Signore Militante: Io sono dell'idea che nessuno dei due l'abbia mai letto l'Esaltante Manuale...
    Il Primo Signore Militante lord Arer Vendas: A pensarci bene, forse non sanno leggere e basta.

    CITAZIONE
    «Ecco… piacere, Murrio Verdelli, sergente maggiore; Zunyan, giusto? non ho capito bene il resto» disse, avvicinandosi di un timoroso passo alla ragazza.

    Aurelios Markhairena: Phrà, hai l'attenzione di un topo.
    Sirio Quarta: Quindi, pari alla tua?
    Aurelios Markhairena: Bruh!

    CITAZIONE
    «È sconveniente stare a torso nudo!» ribatté la ragazza. Murrio, in quel momento, decise che non avrebbe indossato la maglia.

    Consorella Omniscentia Augustina Yi: Ah, se solo sapesse dell'esistenza delle Furie Urlanti di Temyscur iv*, che vanno in battaglia nude e con pitture rituali rosse e bianche.
    *iv, e non IV, perché un errore di trascrizione l'ha inteso come sillaba invece che numero.

    CITAZIONE
    Andò rapido alla ricerca di qualcosa da dire

    E di un punto, che era andato disperso in azione.

    CITAZIONE
    «Dopodomani andremo in prima linea, e siamo stati dislocati assieme a voi» iniziò, scegliendo con cura le parole «e… e volevo conoscere un po’ la tua gente; mi interessano gli abitanti degli altri pianeti»

    E come loro perdano i punti in giro!

    Dai, vediamo come evolve la situazione!

    CITAZIONE
    Non ne so molto delle navi imperiali e della marina in generale, anzi anche misure e tempistiche sono espresse in modo molto approssimativo, e non ho molte idee di dove andare a cercare informazioni più precise. Alla fine solo questo e il prossimo di Navio saranno ambientati nello spazio, poi si scende a terra e si va avanti da lì, per la gioia di tutti (Navio escluso)

    Su questo posso aiutare. Cerca Battlefleet Gothic, sia il vecchio supplemento come Table-top che il più recente videogioco e sequel. Lì l'azione è tutta navale e può darti qualche dritta su come funzioni o sia concepita dentro il contesto di 40K.
    Fermo restando che è la tua interpretazione quella che ha l'ultima parola. per quanto dovrebbe essere in qualche misura consistente con quel che dice il background di base. In linea di massima, comunque.
     
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    Capitolo VII
    Irlaviani, tenente di vascelli Bianchieri
    Nave da battaglia Euribia
    107M42



    I maiali erano allineati davanti a lui, dieci figli illegittimi di un siluro e una navicella, usciti dalla mente malata di qualche tecnoprete millenni prima, giustamente dimenticati per altrettanti anni e infine ritrovati da qualche adepto Malaphiano abbastanza folle da riesumarli e adattarli al presente.
    Lunghi e affusolati, con a malapena lo spazio necessario per i due disgraziati che dovevano usarli, i siluri a lunga corsa erano il mezzo più strano nell’arsenale della marina Irlaviana.
    I venti uomini così folli da salire su quei cosi, al momento, stavano ultimando i controlli, ogni coppia sul mezzo che li avrebbe portati all’ incrociatore bersaglio.
    Navio si diresse a grandi passi verso il proprio mezzo, trovando il caporale Bianchelli che armeggiava col motore assieme a un tecnoprete.
    «Funziona tutto?» chiese il tenente. Bianchelli, il magro volto angelico sporco d’olio, gli rivolse un cenno d’assenso.
    L’adepto dell’Omnissiah alzò il volto verso di lui, a giudicare dall’unico occhio bionico doveva trattarsi di un nuovo adepto.
    «Tutti gli Spiriti sono vigili e ansiosi di collaborare» disse il regno prete, la voce meno ronzante dei suoi colleghi più anziani.
    «Lode alla Forza Motrice» intonò Navio. Aveva conosciuto molta gente che non condivideva la sua religiosità, ma lui era fermo nel suo credo.
    In un certo senso, doveva esserlo.
    Farsi lanciare su un missile troppo cresciuto nel vuoto, per piazzare mine su un’astronave, richiedeva tutto l’aiuto, umano e divino, che si poteva ottenere.
    «Bene; venite qui, gente, momento adunata!»
    I diciannove uomini della prima pattuglia astronavale si disposero davanti a lui, tutti con le tute da esterno già pronte; alle cinture, per le emergenze, portavano pistole pesanti, coltelli da combattimento e, più importanti di tutto, attrezzi da lavoro.
    «Tutti attenti, ripassino veloce» urlò lui, per catturare quel poco di attenzione che serviva.
    I fanti d’abbordaggio borbottarono un mezzo assenso.
    «Allora, l’obiettivo della camminata è un incrociatore leggero; verremo lasciati a tre ore-spinta da lui, ci avvicineremo in formazione larga ad anello, il bersaglio sono i motori e la carena; squadre uno a cinque per la carena, sei a dieci per i motori; tutto chiaro?»
    Un coro di assensi per una litania da caserma.
    «Tempo per i peccati» disse ancora Navio; i soldati si guardarono l’un l’altro, poi la maggior parte si diresse verso il tecnoprete, un paio dalla confessora della nave. Nessuno voleva un peso sulla coscienza, prima di un lancio.
    «Che è successo in plancia?» fece il sergente Rossoni, avvicinandosi.
    Il tenente trattenne una smorfia. Rossoni non gli era mai andato a genio, arrogante e ambizioso, troppo pronto alla critica nei confronti di chiunque
    «Un fraintendimento linguistico» si limitò a dire Navio. Per rendere più evidente la sua voglia a non conversare, finse di controllare il veicolo.
    Rossoni non demorse.
    «Tre ore-spinta sono sufficienti?»
    «Si, se hai dubbi dillo al lord capitano o al priore»
    «Chi ha fatto i calcoli?» insistette il sergente
    «Il priore, due volte; tre ore-spinta ci faranno avvicinare da distanza di sicurezza, avremo tempo a sufficienza per piazzare le mine e andarcene»
    Rossoni aprì la bocca baffuta per la terza volta, ma una chiamata sulla linea ufficiali permise a Navio di allontanarsi. Il contenuto per poco non lo fece bestemmiare.
    «Ascoltate bene!» urlò, richiamando gli uomini «la fregata dell’Inquisizione sarà la prima a forzare il blocco, quindi il nostro punto di raccolta è il suo hangar uno, a prua lato babordo; ripeto: punto di raduno è la nave nera, prua, babordo, hangar uno»
    Mormorii si diffusero tra i marinai, ma nessuno fece commenti. Era chiaro che l’ordine veniva dall’alto, e che il lord capitano Corvo lo aveva dovuto accettare. Navio si meravigliò che quella commodora, così timida, potesse aver imposto una cosa del genere.
    Uno sguardo all’orologio gli segnalò che non c’era tempo per lamentarsi.
    «Quindici al lancio» segnalò, facendo cenno ai tecnopreti.
    Navio si inginocchiò accanto al suo mezzo d’assalto, seguito dal caporale Bianchelli, mentre i sacerdoti del Dio Macchina procedevano alla benedizione.
    Il primo venne avanti, facendo oscillare un turibolo fumante tutto attorno a loro, tracciando un sottile anello di fumo biancastro dall’odore metallico. Navio inspirò a pieni polmoni, riempiendosi il naso; lo aiutava a calmarsi.
    Il secondo si avvicinò appena l’altro si allontanò, portando un bacile pieno di olio. Intinse il pollice nel liquidò scuro, e cantilenando un salmo in lingua tecnis tracciò una lunga linea sul muso del maiale, poi sulla fronte del tenente e del caporale.
    Le luci del veicolo lampeggiarono un momento, segno che lo Spirito Macchina era sveglio e pronto.
    Quando l’ultimo mezzo fu benedetto, Navio diede ordine di prendere posto.
    Dieci minuti dopo, la prima pattuglia venne lanciata fuori, iniziando la sua avanzata verso il bersaglio.
    Venti uomini con mine e coltelli contro un incrociatore leggero.

    Tre ore di viaggio erano estenuanti, e la loro condizione non faceva nulla per alleggerirle. I veicoli erano minimali, con a malapena lo spazio necessario per stare seduti; l’imbragatura occupava il grosso dell’abitacolo, e solo il pilota poteva muovere le mani quel tanto che bastava per manovrare il maiale. Per risparmiare ossigeno, non si poteva parlare.
    Sommando tutto, Navio poteva solo guardare davanti a sé, gli occhi fissi nel punto dove, oltre la lastra divisoria, doveva esserci la testa di Bianchelli. Il compagno almeno aveva qualcosa da fare, dovendo manovrare il maiale, mentre il tenente poteva a malapena contare i suoi respiri per non addormentarsi.
    Mormorò un ringraziamento a denti stretti, quando finalmente furono in posizione e gli fu segnalato di potersi muovere.
    La cabina si decompresse, lasciando uscire quel poco di aria all’interno. Una volta aperto il tettuccio, Navio si lasciò la cintura di sicurezza e uscì nel vuoto.
    Circa quindici metri alla sua destra ed alla sua sinistra, altri marinai stavano facendo lo stesso, manovrando con una mano i piccoli motori a spinta per muoversi fuori dai mezzi d’assalto.
    Il lavoro era noioso quanto l’attesa, ma la minima distrazione era sufficiente per portare alla morte.
    Arrivato a contatto con l’incrociatore, Navio morse con forza i molari destri, attivando le piastre magnetiche dei guanti. Prese una mina dalla cintura, un cerchio di metallo grosso quanto un pungo e spesso due dita; piccolo com’era, non aveva abbastanza forza da creare un gran danno, ma in numero sufficiente poteva anche distruggere una nave leggera.
    Posizionato l’ordigno, il tenente premette il pollice sinistro sul palmo, attivando il puntatore laser del casco. La lucina rossa identificò la mina, e guardando lungo lo scafo localizzò il punto esatto dove collocare la seconda carica.
    Stretto due volte il pugno sinistro, per segnalare ai compagni che avanzava tramite la cintura luminosa, Navio procedette a posizionare le altre mine. Dopo ognuna, guardava a destra ed a sinistra, per tener traccia della posizione e della presenza dei compagni.
    Ci volle un’ora intera, anche se a Navio parve un’eternità, perché tutte le mine fossero in posizione. Tre segnali luminosi segnalarono il via libera da entrambi i lati, e quindi i marinai tornarono nei loro veicoli.
    Allontanarsi era difficile e rischioso quanto avvicinarsi, ma gli Spiriti Macchina dei veicoli d’assalto svolsero il loro dovere fino in fondo. I maiali erano a due ore-spinta dall’incrociatore leggero, quando le cariche detonarono tutte insieme, in una silente e invisibile esplosione.
    Nel vuoto non potevano esserci suoni o fiamme, ma questo non impedì all’incrociatore di incrinarsi nel mezzo, quasi spezzandosi sotto la spinta della gravità e della sua assenza. Come previsto, la nave dell’Inquisizione era nel luogo dell’incontro, mentre le forze del mechanicus e la Euribua iniziavano l’attacco alle navi di scorta.
    I maiali entrarono in buon ordine nell’hangar, e il tenente lasciò andare un sospiro di sollievo quando vide che tutte le squadre erano atterrate.
    La baia di attracco era un via vai di marinai e soldati, tutti avvolti in lunghi mantelli color cenere e con veli bianchi sui volti.
    «Ma che è, Carnivalia?» commentò Bianchelli.
    Navio fermò uno dei marinai mascherati.
    «Siamo gli incursori irlaviani» disse, sperando che l’altro lo capisse. Il marinaio non disse nulla, si limitò a indicare una porta della baia d’attracco e poi corse via.
    Senza altro da fare, e prima che qualcuno pensasse di metterli a spostare munizioni, il tenente condusse la sua squadra all’interno della nave nera.

    Ndr: il pezzo verrà revisionato e corretto appena chiarite le varie problematiche tecniche; in ogni caso è l'ultimo pezzo ambientato nello spazio, dal successivo si scende a terra
     
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